Marina Silva esce dal PT


Brasilia, 19 agosto 2009

Caro compagno Ricardo Berzoini,
è divenuta pubblica nelle ultime settimane, dopo essere stata oggetto di conversazione fraterna fra di noi, la riflessione politica in cui mi ritrovo da qualche tempo e che adesso mi chiede una decisione, rispetto all'invito del Partito Verde per una costruzione programmatica capace di presentare al Brasile un progetto nazionale che esprima le conoscenze, le esperienze e le proposte rivolte ad un modello di sviluppo al cui nocciolo si trovi la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Quello che prima era trattato in una piccola cerchia di familiari, amici e compagni di traiettoria politica, si è molto ampliato grazie al dialogo con i capi e i militanti del PT, ai cui argomenti e questioni mi sono esposta con lealtà e attenzione. Non è stato per me un processo facile. Al contrario, è stato intenso, profondamente marcato dall'emozione e dal ricordo vivissimo di ogni momento significativo di una traiettoria di quasi trenta anni, nei quali ho aiutato a costruire il sogno di un Brasile democratico, con giustizia e inclusione sociale, con indubbi avanzamenti materializzatisi con l'elezione del presidente Lula, nel 2002.

Oggi ti comunico la mia decisione di lasciare il PT. È una decisione che esige, da parte mia, coraggio per uscire da quella che è stata finora la mia casa politica e per la quale ho molto rispetto, ma sono sicura di quello che faccio in questa nuova direzione, necessaria vista la coerenza con cui credo sia necessario raggiungere un nuovo livello di conquiste per i brasiliani e per l'umanità. Ho la certezza del fatto che troverò molte difficoltà, ma la ricerca del nuovo, anche quando circondata dall'attenzione per non distruggere i progressi raggiunti con tanta fatica, non è esente da rischi.

Ho la ferma convinzione che questa decisione vada incontro al pensiero di migliaia di persone, in Brasile e nel mondo, che da molti decenni puntano il dito obiettivamente sugli equivoci della concezione dello sviluppo centrata nella crescita materiale a tutti i costi, con guadagni eccezionali per pochi e risultati perversi per la maggioranza, a spese, soprattutto per i più poveri, della distruzione delle risorse naturali e della qualità di vita.

Ho avuto l'onore di essere ministra dell'Ambiente del governo Lula e ho partecipato a importanti conquiste, delle quali posso citare, a titolo d'esempio, la netta riduzione del disboscamento in Amazzonia, la strutturazione e il rafforzamento del sistema di certificazione ambientale, la creazione di 24 milioni di ettari di unità di conservazione federale, dell'Istituto Chico Mendes di Conservazione della Biodiversità e del Servizio Forestale Brasiliano. Comprendo, tuttavia, che mancarono condizioni politiche per avanzare nel campo della visione strategica, ossia, di riuscire a fare albergare la questione ambientale nel cuore del governo e dell'insieme delle politiche pubbliche.

È evidente che la resistenza a questo mutamento di punto di vista non è esclusiva del governo. È presente nei partiti politici in generale e in vari settori della società, che reagiscono all'idea di smettere con le loro pratiche insostenibili e fanno pressioni presso le strutture pubbliche per poterle mantenere.

Una parte delle persone con cui ho dialogato nelle ultime settimane mi ha chiesto perché non continuare a fare questa lotta dentro il PT. E arrivo alla conclusione che, dopo 30 anni di battaglie socioambientali in Brasile - con importanti esperienze in corso, che dovrebbero essere su scala nazionale, provenienti da governi locali e statali, agenzie federali, università, movimenti sociali, imprese, comunità locali e organizzazioni non governative - è il momento non di continuare facendo lotte per convincere il partito politico del quale ho fatto parte per quasi trenta anni, ma piuttosto di incontrare i differenti settori della società disposti a proporsi, interamente e chiaramente, come agenti della lotta per un Brasile giusto e sostenibile, di far prosperare il cambiamento di valori e paradigmi che segnaleranno un nuovo modello di sviluppo per il paese. Così come è stato fatto dallo stesso PT, dalla sua origine, per quanto concerne la difesa della democrazia con la partecipazione popolare, della giustizia sociale e dei diritti umani.

Infine, ringrazio la forma accogliente e rispettosa con cui mi hai ascoltato, ed estendo la stessa gratitudine a tutti i militanti e dirigenti con cui ho dialogato in questo periodo, particolarmente ad Aloizio Mercadante e ai miei compagni di partito al Senato, che mi hanno sempre accolto in tutti questi momenti. E, in modo molto speciale, voglio riferirmi ai compagni dell'Acre, dai quali non mi sono congedata, perché credo fermamente che abbiamo una collaborazione indistruttibile, al di là delle affiliazioni di partito. Non ho fatto nessun movimento affinché altri mi accompagnassero nell'uscita dal PT, rispettando lo spazio di esercizio della cittadinanza politica di ogni militante. Non sto negando gli imprescindibili frutti dei campi già piantati, mi sto solo disponendo a continuare a seminare in altri orti.

Che Dio continui benedicendo e preservando i nostri cammini.

Saluti fraterni,
Marina Silva