Riflessione sulla Pasqua – di Erri De Luca

Ci sono voluti un bel po’ di secoli prima che la cristianità abbia accettato e ammesso che Gesù era un Ebreo e praticante.
Del resto ci sono ancora oggi persone che negano l’evidenza e per esempio affermano che la terra è piatta.
Il Nuovo Testamento si apre con una chiara indicazione: la pagina uno del Vangelo di Matteo è un elenco di nomi che di generazione in generazione di Ebrei arrivano fino a Gesù, iscritto in quell’anagrafe da Giuseppe, della stirpe di Giuda, suo padre tutore.
Questa premessa serve a constatare che Gesù sale a Gerusalemme per il pellegrinaggio raccomandato agli Ebrei del suo tempo, una volta all’anno. Va a festeggiare Pèsah, passaggio, quello che estrasse il suo popolo dalla condizione servile in Egitto, avviandolo alla libertà attraverso il deserto.


La vicenda è scritta nel secondo libro dell’Antico Testamento, Esodo, ovvero Shmot in Ebraico, sua lingua originale. È festa di libertà. Purtroppo la festeggiano sotto la lunga e oppressiva occupazione militare romana. “Quest’anno siamo servi, l’anno prossimo figli della libertà”, si recita oggi come allora intorno alla tavola imbandita. In quella occasione Gesù si consegna al suo destino prescritto, compiendo gesti e pronunciando frasi destinate a trasmettersi attraverso le generazioni.
Perciò la Pasqua cristiana è variante di quella ebraica, osservata da Gesù e dai suoi nella loro ultima cena insieme.
Quest’anno in quella terra di origine della storia sacra, come da noi, si celebra la festa di Pèsah, Pasqua, in condizioni di stretta clausura domiciliare. L’epidemia di febbri polmonari ha trasformato il racconto di una liberazione in quello di un isolamento.
Ma non per questo c’è smentita né contraddizione. Anche nel condiviso divieto di spostarsi, si sta compiendo un viaggio. Si sta dentro un avvento, si va in un tempo nuovo.
Non sarà possibile dimenticare che la vita umana ha preso il sopravvento e la precedenza su qualunque legge del profitto e dell’economia. Non sarà possibile dimenticare il tempo incalzante in cui l’autorità e il potere spettano ai medici e non ai consigli di amministrazione.
Si sta dentro le nostre capsule nell’isolamento del deserto, al termine del quale affronteremo un bivio: tornare alla sicura servitù di prima, alla sottomissione generale al Faraone dell’economia. Oppure inoltrarsi nella terra di una nuova libertà da sperimentare, una nuova alleanza tra la specie umana è l’ambiente che le permette vita.

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