Editoriale del numero 97

L’evento di Rio+20 che ha ospitato capi di stato da una parte, e ambientalisti e movimenti sociali nella Cupola dei Popoli è stato una frustrazione. Nessun passo in avanti è stato fatto sugli impegni firmati a Rio Eco-92 e reiterati nella Carta di Joannesburg del 2010. Spettava ai governi mettere al primo posto i diritti

di sostenibilità, benessere e progresso della società, intesi come dovere di garantire a tutti i cittadini servizi essenziali, per una migliore qualità della vita.

Modificare gli indicatori dello sviluppo, in modo da tenere conto dei costi ambientali, dell’equità sociale e dello sviluppo umano.

Con la scusa della “crisi” tutto è rimasto lettera morta. Anzi, hanno cercato di imporre le nuove tesi della “economia verde”, sofisma per nascondere la privatizzazione delle risorse naturali, come l’acqua, e la mercificazione della terra.

Quando capiranno i governi  che l’umanità non avrà futuro senza il cambiamento degli standar di produzione, consumo e distribuzione del reddito.

Quando capiranno che l’attuale paradigma neoliberista, di accumulazione crescente della ricchezza e produzione in funzione del mercato, e non delle necessità sociali, non porterà mai all’eliminazione della miseria, della disuguaglianza e della distruzione dell’ambiente.

Quando si ammetterà che, oggi, le maggiori minacce alla conservazione della specie umana e della natura sono le guerre, la corsa agli armamenti, le politiche neocolonialiste. Per noi italiani: che senso ha il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro Di Paola che chiede 230 milioni di euro per le Forze Armate? Mobilitiamoci e firmiamo contro questa spesa assurda.

Quando si porrà un limite alla pubblicità commerciale, della sollecitazione a uno smisurato consumismo, della creazione di false necessità, in particolare quando ci si dirige a bambini e giovani.

Quando educazione e scienza saranno a servizio dello sviluppo umano e non del mercato.

Quando costruiremo una nuova etica del consumo che respinga i prodotti che derivano da pratiche ecologicamente aggressive, lavoro schiavo e altre forme di sfruttamento.

Quando un nuovo sistema democratico e partecipativo, che aggredisca le cause profonde della crisi e essere capace di presentare soluzioni reali che facciano della Terra un luogo promettente per le future generazioni.

Ho partecipato ad un evento organizzato dall’International Trade Centre di Ginevra, dove il centro della riflessione era: “Modelli di lavoro e di impresa che favoriscono l’inclusione dei poveri”.

Nella sala erano presenti alcune decine di “Catadores” -raccoglitori di materiali riciclabili, “fatto eccezionale”- mentre al tavolo della presidenza: Leonardo Boff, teologo, Gilberto Carvalho, ministro della presidenza del Brasile, Roberto Laureano da Rocha, coordinatore nazionale dei raccoglitori di materiali riciclabili, e altre personalità, coordinate e animate da Simone Cipriani, dell’ITC di Ginevra.

Un evento anomalo dove è stata data voce a chi fatica, a chi quotidianamente soffre e porta sulla propria carne i continui “oltraggi” del Mercato, delle leggi ingiuste. Uomini e donne senza alcuna protezione. Uomini e donne che sognano che non ci sarà più una guerra contro i poveri, ma contro la povertà, dove nessuno morirà di fame, perchè nessuno morirà d’indigestione.

Ascoltare Roberto, è stato un momento magico, la dignità si è trasformata in carne. Storie di uomini e donne forti che vivono il quotidiano, che hanno tesori insieme ai dolori, molte istruzioni per vivere, con un cuore aperto al futuro, dove si intravedono più spazi, più possibilità, più libertà, più incontri. Sentono che per loro c’è un avvenire., che la speranza è in azione. Roberto ha esposto le loro proposte. Adesso attendono la loro risposta.

Antonio Vermigli

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