Rete di Quarrata – Lettera di novembre-dicembre 2019

Carissima, carissimo,

oggi il rischio reale è che la famiglia umana prenda due strade, quella che beneficia della tecnologia, della salute, della scuola, dei consumi, ovvero che dispone di tutti i mezzi per star bene. A tutt’oggi queste persone raggiungono il numero di 1 miliardo e 600 mila, mentre gli altri, 5,4 miliardi sono lasciati alla loro sorte, con una tecnologia minima e convenzionale in un quadro generale di povertà, miseria ed esclusione. Questo è l’orrore economico cha abbiamo costruito grazie alla globalizzazione e alla speculazione finanziaria del neoliberismo radicale.

I suoi principi: la competizione, l’individualismo, la privatizzazione dei servizi sociali, la diffamazione di tipo politico e la satanizzazione dello Stato, ridotto al minimo. Attualmente 200 multinazionali hanno un potere economico finanziario che equivale a 182 Stati, gestiscono insieme agli organismi dell’ordine capitalistico come il FMI (fondo monetario internazionale) la Banca Mondiale e l’organizzazione Mondiale del Commercio, l’economia mondiale sul principio della competizione, sull’assenza dei diritti umani e sociali della stragrande maggioranza degli abitanti della Terra, senza nessuna disponibilità alla cooperazione e al rispetto ecologico della natura. Per loro tutto è merce, dal sesso alla religione, unica volontà sfrenata a cui tendono è accumulare senza preoccuparsi di altro.

Sto scrivendo dal Brasile, Lula è stato liberato, molta gioia in me e intorno a me e nelle città, piccole e grandi, in particolare il nord-est dove mi recherò nei prossimi giorni. Il nord – est del Paese è esploso dalla gioia, memore di tutte le riforme fatte da Lula e cancellate da due anni e mezzo di presidenza Temer e in undici mesi da Bolsonaro. E’ qui che vedo con chiarezza che i ricchi stanno creando mondi a se, solo per loro, condomini “fechadi” (chiusi) vigilati da guardie armate dove all’interno c’è tutto, dal supermercato al cinema ecc…, ricordo che lo scorso anno, fu inaugurata in un condominio chiuso a San Paolo una cascata di 25 metri e la chiamarono la Foz do Iguaçu “particolar” (nostra).

Il processo di globalizzazione non ha lasciato nessuno spazio per la costruzione di uguaglianza. La politica in generale è caduta su questo, non sapendo comprendere le trasformazioni in atto. In tutta questa catastrofe l’unico che denuncia quotidianamente la degenerazione economica, politica e militare, la mancanza di giustizia e di umanità è papa Francesco. La sua continua sfida è denunciare i problemi al fine di creare dignità e giustizia nella Famiglia umana. Affermando che tutti siamo Terra, figli e figlie della Terra.

Di fronte a tutto ciò occorre dare corpo, gambe, voce per una nuova sfida che ha bisogno di una nuova etica, economica, sociale, politica e principalmente umana, per ricondurci tutti alla solidarietà, all’empatia e alla compassione.

Senza il gesto del buon Samaritano che soccorre e cura l’uomo assaltato dai banditi e lasciato a terra ferito sulla strada, difficilmente faremo fronte alla disumanità quotidiana che si sta “naturalizzando” a livello locale e globale.

Urge il problema di coscentizzarsi alla nostra responsabilità sapendo che nessuna preoccupazione è più fondamentale di quella di creare una Famiglia umana nuova, superando le contraddizioni esistenti, per vivere con un minimo di attenzione solidarietà, compassione e fraternità.

Può sembrare un’utopia, può darsi, ma necessaria se desideriamo tutti sopravvivere.

Alcuni giorni dopo la sua liberazione ho incontrato Lula; dimagrito, ringiovanito, entusiasta, con l’unica volontà di continuare a viaggiare per il Brasile ad incontrare la gente, parlarci direttamente, facendogli sentire tutta la sua umanità, la sua vicinanza e il desiderio di riportare al centro della politica brasiliana la lotta contro la povertà. E’ uscito sui giornali un dato che neanche le TV funzionali a Bolsonaro non hanno potuto non riportare: il Brasile è il secondo paese al mondo per disuguaglianza interna. I ricchi sempre più straricchi e i poveri sempre più impoveriti. E’ sufficiente camminare per le strade delle grandi città e nelle periferie per incontrare migliaia e miglia di uomini, donne e bambini per strada. Non c’è un centimetro di muro lungo le metropolitane dove non ci siano cartoni e teli con un numero, un metro per due dove alla notte cercano di rifugiarsi. I sottopassaggi sono invasi, appaiono come hotel a 5 stelle in rapporto con chi vive sui marciapiedi o appoggiandosi ai muri. Dopo i saluti abbiamo iniziato a chiacchierare, ha raccontato come è stato difficile accettare di essere imprigionato senza nessuna prova, grazie ad un golpe giuridico orchestrato per non farlo partecipare alla competizione elettorale dello scorso anno. Con lo sguardo ormai sereno per la riconquistata libertà ha raccontato: “ogni volta che continuavo a pensare che stavo per disperarmi, mi sono ricordato che anche se ero in prigione, vivevo meglio di circa il 70% della popolazione brasiliana. Facevo colazione, pranzavo, cenavo. Prendevo un buon caffè. Il mio sollievo è stato questo: sono migliore di chi mi ha ingiustamente condannato. Questo governo sta schiacciando la gente. Ero in un letto angusto, ma meglio di tanta gente che dorme per strada, questa esperienza mi ha realmente nutrito, fatto sentire un privilegiato. Tutto ciò che ho subito mi ha fatto diventare un uomo migliore. All’inizio la solitudine, il silenzio mi turbavano, salivano in me il bisogno di parola, di confrontarsi, piano piano, grazie a nuove amicizie, specialmente con il responsabile della mia sicurezza, un capitano della polizia Federale mi ha molto aiutato. Piano piano ho compreso che ci sono silenzi, solitudini di cui abbiamo bisogno come l’aria. Questo mio momentaneo nuovo viaggio ha fatto riesplodere in me una spiritualità sopita. Con questa esperienza ho provato e sentito dentro la sofferenza degli uomini, ho compreso che la sofferenza umana è un grande tesoro dell’umanità, ti da la forza per continuare a lottare per la propria dignità e per quella dei miei compagni”.

Nella Baixada Fluminense dove vivono quattro milioni di persone che non sono riuscite a vivere a Rio de Janeiro causa la grande povertà, il lavoro del progetto Agua Doce, coordinato da Waldemar Boff, seguito dal nostro gruppo di Quarrata, continua tra nuove grandi difficoltà causate dalla crisi economica e dal taglio dell’80% dei contributi ai municipi per il sociale. L’educazione ambientale, gli asili, sono punto di riferimento per centinaia di persone. Molti bambini mangiano unicamente all’asilo perchè la condizione delle loro famiglie è di una indigenza tale, che spesso alcune mamme, vanno a dare una mano a pulire per poter avere un pasto.

Ho visto una massa di persone di cui nessuno ha rispetto. Non sono contabilizzati perchè non producono, non hanno neanche l’onore di essere sfruttati; non esistono. Di fronte a tutto ciò come creare cammini di liberazione? Senti in loro una forza di vita, una volontà estrema di cambiare la loro condizione. Vito, con i suoi 50 panini con la mortadella che porta ogni mattina, rappresenta un segno di convivenza per conoscers. Per questo è importante pur nella semplicità del poco, fare pratica di esperienza condivisa. Perchè il rispetto nasce dalla fiducia, la fiducia nasce dai gesti condivisi e dalla qualità delle relazioni.

Nella Baixada si lavora per creare un rapporto armonico con la natura che è intorno a loro. Hanno rispetto per la Madre terra e per chi viene dopo di loro. Non tutto in queste periferie abbandonate è brutto e violento, ci sono continui esempi di condivisione e di aiuto reciproco.

Amano fortemente la vita in ogni sua più piccola, insignificante e nascosta espressione, fino a sentirsi spesso fratelli e sorelle nella povertà, vincolati dalla solidarietà reciproca.

Credo importante in questa disgregazione generale, sentirsi uniti a questi nostri fratelli e sorelle manifestando loro la nostra solidarietà concreta.

Antonio

Abbiamo ricevuto un appello da parte di Claudia Gamba, direttrice dell’ospedale oftalmico “Ernesto Che Guevara” di Cordoba, città dove il “CHE” ha vissuto e studiato, dove si fanno interventi alla cataratta. Aleida Guevara, la figlia del Che, è venuta in Italia in questi ultimi due anni a chiedere solidarietà per questo progetto chiamato “Milagros”, avendo pronunciato questa parola il primo anziano che credeva di essere cieco, dopo l’operazione ha urlato “ci vedo”.

Ci chiedono con urgenza di aiutarli ad acquistare degli analgesici iniettabili e antibiotici da somministrare prima e dopo l’operazione alla cataratta.

Chi invia il contributo è pregato di mettere la causale: progetto “Milagros”.

Ricordo ad ognuno di noi l’autotassazione libera nella quantità e continuativa nel tempo a sostegno dei progetti

I versamenti devono essere effettuati sui seguenti conti:

Conto corrente postale intestato a Notiziario della Rete Radié Resch:

IBAN: IT 15 N 07601 13800 000011468519

o sul conto della Banca Alta Toscana

intestato a Rete Radié Resch

IBAN: IT 42 M 08922 70500 000000004665

Indicando sempre la causale

Infine ricordiamo il contributo alla nostra rivista: In Dialogo

contributo ordinario 2020 € 35

contributo sostenitore 2020 € 50

contributo amicizia 2020 € 100

contributo vitalizio 2020 € 1.000

Chi invia il contributo di sostenitore, amicizia o vitalizio riceverà un libro in omaggio.

Se hai l’indirizzo elettronico, inviacelo, risparmieremo tempo e denaro

inviandoti la lettera mensile.

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