Rio +20: i potenti sono nudi, di Alex Zanotelli

Rio de Janeiro, 21 giugno 2012

La Cupula dos Povos, l’insieme di movimenti, associazioni, organizzazioni popolari e indigeniste, che dal 15 al 22 giugno si sono confrontati a Rio in centinaia di assemblee, hanno chiuso i loro lavori in una grande assemblea plenaria, molto animata e partecipata. E hanno presentato precise proposte.

L’assemblea dell’Onu, riunitasi ben lontano dai movimenti, al Rio Center, si sta concludendo senza risultati. Spiace costatare che varie realtà italiane – come Lega Ambiente, WWF… – si siano trovate nei palazzi del potere invece che alla Cupula dos Povos. Infatti la presenza italiana alla Cupula è stata veramente povera.

Muovendomi oggi nello spazio della Cupula dos Povos, una stupenda lingua di terra lungo la Baia da Gloria, ho potuto nuovamente rendermi conto della vivacità dell’ambiente, dell’intensità delle discussioni, della massiccia presenza di giovani: tutti aspetti che fanno ben sperare.

Impossibile seguire tutti i dibattiti che si tenevano nello stesso tempo in luoghi diversi. Ho potuto partecipare al dibattito promosso dal Contratto mondiale dell’acqua, incentrato sull’oro blu. Un tema che è stato molto al centro delle discussioni in questi giorni.

Ma il momento clou della giornata è stata l’assemblea plenaria dove, tra canti, slogan e balli, sono state presentate le mozioni finali dei cinque gruppi tematici: diritti e giustizia sociale e ambientale; in difesa dei beni comuni; sicurezza alimentare; fonti di energia e industrie estrattive; sicurezza e diritti del lavoro.

Vorrei soffermarmi sul primo gruppo che, ispirandosi al modello del Ben Viver (che fa riferimento alla filosofia dei popoli indigeni latinoamericani), ha avanzato una serie di significative proposte. Tra queste, la richiesta di protezione dei territori indigeni, la rivendicazione della fine dell’impunità degli assassini dei loro leader, la fine della repressione e della criminalizzazione di quelli stessi  leader e l’ampliamento dei territori indigeni. Tra le denunce: ripudiare il mercato del carbonio come falsa soluzione al problema ambientale e tutte le iniziative legislative che puntano a sottomettere i diritti degli indigeni al grande capitale.

Questo gruppo dei diritti e della giustizia sociale e ambientale ha concluso affermando che “la salvezza del pianeta è una sapienza ancestrale dei popoli indigeni”.

Per quanto riguarda il tema dei beni comuni, il documento finale ha esordito dicendo che “la difesa dei beni comuni passa attraverso la garanzia di una serie di diritti socio-ambientali, attraverso il rafforzamento della giustizia ambientale e climatica, e anche attraverso la solidarietà tra i popoli, il rispetto della cosmovisione di popoli diversi e la difesa del Ben Viver come forma di vivere in armonia con la natura”.

E il documento continua elencando una serie di diritti fondamentali che devono essere rispettati e conclude dicendo che è necessario “pensare un’economia dei beni comuni attraverso un processo costruito dal basso verso l’alto, a partire da esperienze locali: è vitale per i popoli riprendere a decidere sul proprio futuro e la propria economia”.

A fine giornata, il Contratto mondiale dell’acqua ha organizzato un incontro, durante il quale Riccardo Petrella ha avanzato la proposta del Patto pubblico dell’acqua. Davanti ad un’affollata assemblea sono intervenuti Vandana Shiva, François Houtard e Leonardo Boff. Il teologo Boff ha sottolineato l’urgenza di proporre un contratto sociale mondiale fondato sull’acqua bene pubblico. L’ambientalista indiana Vandana Shiva ha attaccato frontalmente i potenti riuniti al Rio Center, affermando che “costoro vanno in giro nudi e vogliono convincerci che l’”economia verde” è verde”. Le ha dato ragione F. Houtard, sostenendo che “non sono i potenti ma sono le lotte sociali che cambiano il mondo” .

Ecco perché siamo a Rio.

Alex Zanotelli

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