Il mio nuovo vescovo ha avuto il coraggio di avviare un cammino sinodale diocesano sui cinque verbi del Convegno Ecclesiale di Firenze 2015: abitare, annunciare, educare, uscire, trasfigurare.
Il sinodo ha visto partecipi oltre 650 persone, io ho avuto l’onore di coordinare uno dei tavoli ed ho scelto di trattare quest’ultimo tema.
E’ stato bellissimo conoscerci, incontrarci nelle case in gruppi di dieci/dodici e interrogarci sul profondo significato che questi verbi possono assumere nella vita quotidiana di uomini e donne di oggi, così affamati di vita e di buone notizie.
Provo a riassumere i vari pensieri emersi dal gruppo, composto da 6 persone praticanti e 6 persone “lontane” o meglio, che si sono “allontanate” e non frequentano più la messa domenicale, né la parrocchia, per motivi diversi.
Questa diversità di visione è stata una grande ricchezza se consideriamo che il 95% delle persone intorno a noi sono non praticanti: ognuno ha attinto da fonti diverse la radice della parola “trasfigurazione”
Quanto poco sappiamo della nostra vita… ci illudiamo di capirla e siamo incapaci di comprenderla.
Trasfigurare è cambiare sguardo, è Dio che passa attraverso i nostri occhi inteneriti, è un cammino che porta amore, che ci cambia la vita. Una trasformazione lenta che avviene affidandosi.
Leggendo il “Diario” di Etty Hillesum ho compreso questo sguardo, il punto di vista dal quale trasfigurare, come fa Gesù con la Maddalena o con l’adultera.
“… Siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato […]siamo sempre noi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me e sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore”.
Trasfigurare anche ad Auschwitz: straordinaria e preziosa testimonianza di qualcosa che amplia l’orizzonte riconosciuto alle possibilità umane.
Anch’io riconduco una mia trasfigurazione ad un momento molto doloroso: in un periodo duro ho vissuto un incontro speciale, non casuale, con una donna che aveva appena perso il figlio: mi ha mostrato aspetti di luce, di bellezza per cui essere grata: un incontro di conversione che mi ha fatto aumentare la preghiera, restituito forza, percepita poi da tutti intorno a me.
La nostra trasfigurazione è la presenza di Dio che traspare dal nostro modo di fare le cose di ogni giorno, è riconoscere il Signore nella nostra vita.
Lo straniero che ci chiede l’elemosina per strada o davanti al supermercato, chiede anche di essere riconosciuto: se ci si ferma e lo si vede, lo si guarda, lo si incontra… avviene una piccola trasfigurazione. Lo vediamo diversamente, lui ci vede diversamente.
Questo verbo comunica gioia, tanto che fa venir voglia di cambiare profondamente. L’umanità intera va in questa direzione, per essere inondata da questa luce: quelli che noi facciamo oggi sono piccoli passi.
Dalla lettura dell’episodio sul Tabor, vedo trasparire una componente di gioia immensa ed ho pensato all’estasi. Dobbiamo tornare nella vita quotidiana portandoci dietro questa estasi. E possiamo renderci conto del fatto che abbiamo sempre tanto per cui ringraziare, mettere il grazie davanti a tutto ci fa trasformare la vita.“La gratitudine è il più bel fiore che sboccia dall’animo umano”, è una vibrazione/frequenza alta, potente.
Un’esperienza di trasfigurazione avveniva mentre salivo in cima a un monte al mattino presto, per vedere l’alba. Tutto assumeva sfumature di tenerezza infinita.
Il monte simbolicamente è il luogo dell’intimità: è l’interiorità insieme allo sguardo ampio, guardare dentro e oltre; è il luogo dell’incontro. Il volto di Gesù che si trasfigura, siamo noi quando amiamo: quando ci illuminiamo vediamo anche la luce dell’altro. Siamo tutti trasfigurazione di Dio.
Chi mette amore nella vita è già trasfigurato, è già risorto. Gli innamorati, i monaci…
Il mondo è intriso di questa luce. Dobbiamo volerla vedere, e custodire questa luce per i momenti di buio. Oggi la psicosintesi e la medicina psico-somatica valorizzano e parte dalle esperienze positive e di bene per l’azione terapeutica e risanatrice
Dalla poesia “Date bellezza” di Ugo Fasolo. “Fame di pane e di bellezza. Artisti, musici, creativi, poeti sciolgano il torbido e inquieto tormento delle rovine e tornino alla gioia”.
Ho vissuto tanti momenti in passato nella “Trasfigurazione”, ora vivo la chiamata a essere a valle, in un mondo a volte anche ostile C’è una grande differenza dall’essere amabile all’amare.
Dal brano letterario La rivelazione segreta di Ermete Trismegisto”.
“Anima e cuore protesi verso di te, ineffabile indicibile, il cui nome è pronunciato solo dal silenzio. Donami la conoscenza concessa entro i limiti del nostro essere. Allora io porterò la luce di questa grazia agli uomini che vivono nell’ignoranza […]Io avanzo verso la vita e verso la luce. Ti sono accanto in ogni luogo […] tieni in mente ciò che vuoi apprendere e io te lo insegnerò. Luce serena e gioiosa…me ne innamorai. Tenebra nella zona inferiore, corpo di ineffabile dolore, consegnati alla morte seppur immortali.”
Nelle nobili verità del Buddha è scritto. “La coscienza inferiore, se non illuminata, è sofferenza. Siamo qui per trascendere: l’ignoranza è assenza di esperienza”.
Don Tonino Bello scriveva: Rompere gli ormeggi. Dalla terra della soggezione e della dipendenza a quella dell’autonomia e della creatività. Pensarsi in grado di generare futuro, di tracciare con le proprie gambe una strada inedita e originale. Rielaborare con audacia la propria storia e la propria identità, senza dissimularle sotto altre spoglie.
Dal libro della Genesi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
Ciascuno di noi ha dentro di sé un’immagine del divino. La trasfigurazione è questa somiglianza, e la possibilità di andare oltre i propri limiti biologici per incontrare una vita vera. Passare da bios a zoe, da kronos a kairòs Vorrei poi comparare il monte Tabor al Sinai. Anche lì Dio dice a Mosè “Scendi”, e quando scende, trova il male, ma si può trasfigurare con l’entusiasmo (avere Dio dentro di sé). “Le nuvole sono passeggere, ma i cieli sono eterni”.
Poesia.“In principio era l’ombra. E quando l’ombra dilegua e se ne va, la luce che si accende diventa ombra per altra luce” (K Gibran). Io la sento come speranza, trasformazione, crescita. E’ vento caldo che avvolge, i passi sulla ghiaia, le rondini, il gelsomino, l’erba bagnata… A volte basta anche solo una di queste cose per farti sentire bene veramente.
Dal Cantico delle Creature di San Francesco. Quel modo di guardare, pregare e lodare l’opera di Dio ci aiuta a staccare dal modo consueto di vedere il mondo materiale e guardarlo dal punto di vista dell’amore.
Dobbiamo aiutare la primavera a fiorire, permettere a tutto di noi di maturare
Mettere passione e sogni nella vita, per le cose vere. Portare luce, sale, tanti frutti, perché qualcosa manca alla storia.
Cuore gioioso è un risultato di un cuore che arde di amore. E’ la resurrezione che sconfigge ogni forma di morte che ci schiaccia e ci impedisce di volare.
Le nostre speranze per il sinodo.
Più spiritualità, più vangelo, più silenzio, meno dottrina. Più sensibili al soffio dello Spirito.
Come affermava Paolo VI, la chiesa diventi “fontana del villaggio”, alla quale Tutti possano abbeverarsi, che si apra: all’ascolto, al dialogo con tutti e tutto, alla conversione continua, alle donne, alla poesia, alla tenerezza.