E l’Economicidio sta arrivando in Germania – di Paolo Barnard

Il valore di un’analisi sta nel suo avverarsi. Se è corretta, se ha veramente capito come funziona un sistema, essa indovinerà l’inevitabile. La Mosler Economics MMT (ME-MMT) che io divulgo in Italia ha denunciato una cosa sopra ogni altra: il costrutto dell’Eurozona è insostenibile, distruggerà tutta l’Unione Monetaria, non solo Italia o la Grecia. Infatti. Ora il veleno sta lambendo proprio lei, la signora teutonica degli sprezzanti strali contro noi ‘Maiali’. Il mostro si rivolta contro chi l’ha creato, il virus sta uccidendo lo scienziato che l’ha fatto vivere. La Germania è attonita, non si capacita, ma come? Come è possibile? E’… E’… UFFICIALMENTE IN RECESSIONE.

Per chi non ha seguito tutte le puntate, un inquadramento molto semplificato. L’Economicidio delle democrazie del sud Europa per mezzo della creazione di una moneta unica, anche se pensato 70 anni fa, ha preso la sua forma moderna con la nascita dell’euro. La Francia lo impone alla Germania negli anni ’80 offrendole in cambio appoggi finanziari (anche in nero) per l’imminente riunificazione. In particolare Parigi promette a Berlino (la futura Berlino) di non opporsi alla parificazione monetaria fra Germania occidentale e orientale in un cambio 1 a 1. Non spiego i dettagli tecnici, ma il profano sappia che ciò ha comportato per la Germania qualcosa di simile alla tua banca che in sordina aggiunge uno zero al tuo stipendio mensile per i prossimi 10 anni. Mi sono spiegato? Ok. Ma la Germania capisce anche che l’Eurozona, pur comportando anche per Berlino la perdita del meraviglioso Marco e la resa della sovranità monetaria, le farà ben altro regalo.

Infatti, in un sistema (l’euro) dove gli Stati diventano come cittadini qualsiasi che non avendo più una propria cassa (non hanno più monete sovrane) devono andare a chiedere prestiti alla finanziaria sotto casa ogni mese, è ovvio che la finanziaria presterà al cittadino meno indebitato con tassi favorevoli, e a quello più indebitato con tassi usurai. Conseguenza: il cittadino poco indebitato Kurtz avrà un vantaggio nella gara dieci volte superiore a quello dei cittadini Sakis, o Piero, o Fernandez. Ma per Kurtz la cosa più importante in questa gara truccata, che pur lo penalizza un poco rispetto a prima, è che straccerà Piero, che era il cittadino che prima di questo cambio di monete si lasciava spesso Kurtz negli scarichi, specialmente in produzione industriale, e nonostante il maggior debito (che con moneta sovrana non contava nulla, mentre con l’euro, come detto sopra, invece conta eccome, fregando noi e favorendo i tedeschi).

Detto questo, va detto anche quest’altro: gli economisti tedeschi che stanno al governo sono esattamente come gli economisti che stanno negli altri governi, cioè sono delle macchinette robotizzate che, per dirla alla Sapelli, “sanno quelle 4 formulette Neoliberiste e nulla di più”. Cioè non capiscono assolutamente come funzionano le monete e i mercati. Questo significa che, seriamente, gli economisti tedeschi non seppero capire e prevedere quello che ben altri economisti, da Godley a Mosler a Goodhart alla stessa FED americana, avevano ben visto in partenza, e cioè che se un sistema monetario (l’Eurozona) è costruito per fallire, quando fallisce, fallisce per tutti, Germania inclusa. E infatti…

Erano ormai due mesi che ogni tanto scovavo le 20 righe sul Financial Times, o su Market Monetarist, o su Bloomberg, dove qualche bravo analista iniziava a dire “ma… occhio che anche in Germania le cose già puzzicchiano un pochino”. Sono stato paziente fino a oggi, mentre i miei detrattori, e detrattori della ME-MMT, danzavano al suono di “E allora se è sto euro il problema, perché la Germania va da Dio?”. Bé, primo non era affatto vero già allora. Infatti nel mio Il Più Grande Crimine avevo dato conto della verità sui ‘mitici’ salari tedeschi, che mitici sono proprio perché che siano così favolosi è solo un mito. Avevo detto di andarsi a leggere Karl Brenke nel suo Real wages in Germany. Numerous years of decline. Weekly report 28/2009, German Institute for Economic Research, dove si diceva la verità sulla durissima stagnazione dei salari tedeschi da anni. Altro che favolosi. Poi ora arriva il resto della dose.

La notizia di ieri è ufficiale, il governo tedesco ammette che l’economia del Paese si sta piantando, non c’è crescita, le esportazioni sono in declino, gli ordini aziendali precipitano, gli indici di business (es. il PMI) in peggioramento senza sosta, i consumi che rotolano. Addirittura la Commissione Europea ha scritto mercoledì che la Germania si sta avviando alla “stagnazione”. Addirittura è Mario Draghi a parlare di allarme tedesco, proprio ieri a Francoforte: “La disoccupazione europea è altissima, le prospettive economiche deboli… I dati ci dicono che questi sviluppi stanno intaccando l’economia tedesca” (lo dice lui che è una delle cause! sic).

Cosa è successo? Bé, che la gara truccata dove la Germania aveva fregato l’Italia per mezzo dell’Eurozona e dove oggi se la spassava puntando tutto sul suo mega-export, si è inceppata per questi ovvi motivi: i tedeschi avranno anche distrutto i concorrenti del sud Europa, ma tonti come sono, i loro economisti non hanno pensato che distruggevano anche milioni di loro clienti che gli compravano l’export. Poi: non hanno pensato che le Austerità teutoniche che ci hanno imposto a suon di sgridate e sberleffi, significavano la paralisi dei nostri governi nella loro spesa, senza la quale noi cittadini ci impoveriamo di sicuro, e da più poveri compriamo sempre meno made in Germany. Howard Archer, Analista Europa per IHS Global Insight, ha infatti scritto ieri che “Le Austerità dell’Eurozona stanno soffocando la domanda, limitando il potere d’acquisto dei redditi, e aumentando la disoccupazione”. E Archer non è uno dei Cobas, ok?

Inoltre, il fatto che la Germania super export, sempre per primeggiare nella gabbia dell’euro, abbia costretto così tanto del suo PIL a prendere il volo per andare oltre frontiera a sollazzare altre nazioni, ha esposto il benessere di milioni di lavoratori tedeschi ai capricci anche del resto del mondo, come la Cina. E infattiCarsten Brzeski, economista del colosso ING, ha dichiarato sul Financial Times che “In passato le vendite della Germania a partner forti fuori dall’Eurozona l’ha protetta dalla crisi dell’euro. Ma ora con le recessioni che si allargano anche al settore globale, questa immunità tedesca sta sparendo”.

Eccoci, cari tedeschi, arriva anche a voi. Avete creato Frankenstein, e ora sentite il suo fetido fiato sul collo. Benvenuti nel club. Ma, ovvietà fra le ovvietà, la buona Germania ha sempre barato quando ha fatto pasticci, come quando imponeva a noi italiani di tagliare gli aiuti di Stato alle nostre industrie mentre lei se le rinnovava tutte a suon di deficit di bilancio negli anni ’90. E che fa ora? Bara! Il parlamento tedesco il 25 ottobre scorso ha approvato un taglio dei contributi in busta paga per 6,4 miliardi di euro, come “primo passo” per dare stimolo all’economia. Seguiranno altri incentivi. Attenzione: sono 6,4 miliardi di espansione del deficit tedesco, DE-FI-CIT. Ma come? Non si doveva applicare il rigore? Non dobbiamo noi italiani fulminare qualsiasi funzionario del Tesoro che elargisca 5 euro alle imprese italiane?

Conclusione: scrivetela voi, noi della ME-MMT sono tre anni che la scriviamo.

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