Anche il mondo dei grandi vini nasconde il caporalato – Luca Soldi

Cambi subito idea, chi pensa che lo sfruttamento dei braccianti sia un male solo della Puglia, della Campania. Del sud Italia.
Si perché, ad esempio, nella piazza di Canelli, una delle capitali del vino, quei pullman parcheggiati non sono proprio di turisti in gita, a qualche cantina. Quelle targhe, gli stessi mezzi, tradiscono la loro provenienza: Bulgaria, Macedonia, Ungheria, ecc.
Hanno trasportato persone che per 120/150 euro si sono sobbarcate ore ed ore di viaggio per poi andare a “soggiornare” in qualche tugurio alla stessa cifra.
Soldi che verranno scalati dal già misero compenso per quelle dure giornate di lavoro nei campi.
Ecco così che anche le vendemmia in Piemonte ( e probabilmente anche nelle altre terre dei famosi vini) viene infangata dalle notizie dello sfruttamento di manodopera.
Anche le vigne dell’eccellenza made in Italy si verificano quelle situazioni che hanno destato scandalo e riportato stupore nei confronti di quel mondo così tanto decantato all’Expo.
Quello che arriva e’ un esercito di cittadini, questa volta provenienti dai Paesi dell’Est, chiamato al lavoro per la vendemmia.

E queste uve non sono quelle da pochi centesimi che si utilizzano per i vini dei brick che finiscono sugli scaffali dei discount ma piuttosto quelli delle enoteche, dei ristoranti di prestigio.
In queste errore infatti si producono infatti i vini dai nomi prestigiosi: Asti Spumante, Moscato, Barbera, Dolcetto.
Evidentemente anche questo mondo, contrariamente a quello che verrebbe di credere, richiede di ricercare ogni tipo di risparmio.
Questo significa che come spesso succede che tutto vada finire in un generalizzato uniformarsi di richiesta di manodopera sottopagata e decisamente non specializzata.
E quindi di persone da sfruttare, guardando tutto il resto poco per il sottile.
Anni addietro era stato addirittura il Sindaco di Canelli, Marco Gabusi che in un intervista al settimanale L’Espresso aveva dichiarato «Sicuramente c’è dietro il caporalato, arrivano apersone, una parte si accampa a cielo aperto. Non sono ospitati da nessuno, e vengono pagati 4 euro l’ora. Con le forze dell’ordine abbiamo scoperto una decina di aziende che usano lavoratori in nero. Li prendono la mattina e li riportano la sera. Chi fa le cose in regola deve pagare anche le visite mediche, spende almeno 200 euro e poi 10 euro l’ora lordi . Alcune piccole aziende vogliono invece risparmiare. Ma il fenomeno è ancora limitato».
Il Sindaco proponeva una soluzione e cioè “italianizzare il lavoro” riconoscendo dei contributi alla manodopera del luogo, una variazione sul tema a quella di offrire ospitalità ai turisti o studenti in cambio dell’impegno nella vendemmia.
I risultati erano stati decisamente scarsi, tanto che siamo di nuovo a parlare del problema con i numeri di uno sfruttamento sempre più dilagante.
E questa manodopera che arriva da centinaia, migliaia di chilometri ha necessità di una intermediazione che anche se formalmente non e’ caporalato, in sostanza porta ai medesimi risultati.
Salari vergognosi, tipo quelli che venivano elemosinati alla povera Paola ed al povero Mohammed nelle terre di Puglia.
Contratti regolari o meno non importa, per compensi che spesso non superano i 3 o massimo 5 euro l’ora.
Si parla per quest’anno, di circa 300 stagionali. Alcuni di loro troveranno occupazione in qualche cooperativa in regola con paghe e contributi mentre gli altri, probabilmente la maggioranza, saranno vittime di caporalato e sfruttamento.
Con il semplice espediente di far firmare al lavoratore un contratto da bracciante in cui non vengono indicati i giorni di lavoro e neppure l’orario.
Su questo punto, quest’anno qualche cosa ha cominciato a girare sul fronte dei controlli e della repressione.
Toccherà alla Guardia di Finanza, di Asti, sotto la guida del colonnello Michele Vendola e quelle della Brigata di Canelli indagare.
Ed il primo intervento e’ stato quello contro il legale rappresentante di una cooperativa del Canellese, contro il quale e’ stato ipotizzato il reato di intermediazione abusiva di manodopera.
Naturalmente l’inchiesta è ancora coperta dal massimo riserbo però si ha la sensazione che questi indagini si stiamo delineando come fonte di clamorosi sviluppi.
E c’è chi racconta come si affronta una vendemmia tra caporali e controlli. Stefano è un bulgaro di 46 anni che da quasi 20 vive in Italia. «Faccio il camionista a Cremona – dice – e da 13 anni vengo a Canelli per la vendemmia. Domani arrivano anche mia moglie e mia figlia». Quest’anno ha un contratto da bracciante. «È il primo che firmo, 5 euro l’ora per 10 ore di lavoro».
Ed e’ contento, e’ contento così perché qualcuno dei suoi compagni di lavoro, in altre vigne, deve accontentarsi di tre euro.

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