Notizie drammatiche dai nostri referenti del sostegno alla lotta del popolo Mapuche in Cile

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Care amiche, cari amici della Rete,

tira un’aria pessima per i Mapuche dell’Araucania che chiedono misure umane per i prigionieri politici in sciopero della fame da più di 90 giorni. Solo ai Mapuche non sono stati concessi i benefici applicati agli altri prigionieri in sèguito alle disposizioni straordinarie per il contenimento della pandemia Covid-19.
Dai media giungono informazioni spesso arruffate e frammentarie da cui è comunque possibile enucleare un comune nocciolo duro di fatti preoccupanti che inducono a temere il peggio.
José Nain sintetizza così gli eventi: Essi sono l’esito di “anni di incomprensione e divergenze da parte di uno stato cileno razzista e oppressore nei confronti del nostro popolo mapuche.

Il ministro dell’Interno Victor Perez Varela è venuto nella Regione e si è riunito con la polizia e un gruppo di fascisti (forestali, proprietari terrieri e camionisti) per affrontare le proteste dei Mapuche ‘scortati’ dai Carabinieri del Cile senza un loro intervento. I fascisti sono collusi coi poteri costituiti per incastrare i Mapuche facendoli passare per terroristi (vecchia storia in Cile).
Forse raccontare un episodio, tra i più gravi e diffusi, di quel che è accaduto, serve a dar corpo alle parole di José e alle documentazioni che Margot diffonde su Facebook.

Il Municipio di Curacautìn è stato occupato pacificamente giorni addietro per manifestare a sostegno dello sciopero della fame del machi Celestino Còrdova e di altri membri della comunità (come avvenne a Ercilla, Collipulli e Victoria). La sera del 3 agosto una folla fascista iniziò la marcia verso il Municipio, armata di bastoni e ferri, intonando canzoni contro il popolo mapuche. Malgrado fosse stato proclamato il coprifuoco, i carabinieri non li fermarono. Il gruppo circondò la casa comunale, rovesciò i veicoli in cui erano arrivati i Mapuche e li distrusse bruciandoli. Più tardi arrivarono i Carabinieri arrestando alcune persone tra gli occupanti.
In diversi altri comuni avvennero fatti simili. Il comune di Traiguén e di Ercilla furono bruciati.

Nel frattempo José aveva organizzato una protesta verso il suo Comune (Galvarino) con un gruppo di 30 Mapuche per protestare contro la distribuzione ‘politica’ di buoni (recovery) da parte del sindaco a chi non ne aveva diritto, lasciando molte persone intraprendenti e laboriose ingiustamente fuori da questo vantaggio (il linguaggio di José è più diplomatico, ma il succo è questo).
A riprova che la pessima aria che tira si sta tramutando in vento tempestoso contro i Mapuche.
I ‘nostri’ sono nuovamente sul ponte, resistendo.
Un caro saluto
Piergiorgio e Gabriella

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