Caro Gino – di Antonio Vermigli

Caro Gino, sono sicuro che ascolterai i tanti che domani ti ricorderanno commemorandoti come un grande uomo, specialmente quei politici farisei che adesso che non ci sei più spenderanno le loro parole vuote dettate unicamente dal tempo della”comunicazione”. Dovevano ascoltarti attraverso le cicatrici del tuo quotidiano lavoro che insieme ai tuoi di Emergency svolgevi nei luoghi dove imperversa la guerra, quella terza guerra mondiale regionale che papa Francesco denuncia da anni. Politici senza visione senza un’identità, senza un progetto. Inconsci che l’attuale crisi della democrazia è nell’assenza stessa di una politica che ha smesso di costruire una classe dirigente degna di questo nome perchè hanno cessato di estrarla dai giacimenti della partecipazione.Sempre evidenziavi che la politica italiana non ha mai mostrato grande immaginazione per il futuro, immediato o remoto.

Dignità del lavoro, ecologia integrale, migranti, una società che impoveriva sempre più le classi medie e basse fino a far si che nel mondo siano quasi un miliardo gli uomini e le donne, i bambini e le bambine che soffrono la fame nell’indifferenza generale. Denunciavi con forza che questa era la politica. Oggi l’umanitario è disumanizzato e criminalizzato, perchè la politica è passata dall’affrontare i problemi all’attaccare le persone, dal convincere al vincere, viviamo nella crisi dell’ingiustizia sociale nell’indifferenza dei più…

Mi ricordo quando mi cercasti dopo un paio di anni che Lula era diventato presidente del Brasile. Andammo a Brasilia, lo incontrammo nel suo ufficio al Planalto insieme alla tua Teresa, tu gli dicesti: sono qui, perchè la vera guerra per combattere tutte le guerre è quella contro la fame, e tu, presidente hai messo al primo posto nel tuo governo il progetto Fame Zero, per questo io e Teresa siamo qui con Antonio per darti una mano. Ci incontrammo con il ministro della Sanità e andammo a Picos nella zona povera del nordest nello stato del Piaui.

Nel 2003 venisti a rotta di collo da Roma dopo aver partecipato alla grande manifestazione di piazza San Giovanni insieme a don Luigi Ciotti per partecipare alla nostra Marcia della Giustizia Quarrata (PT) oggi alla sua 28a edizione, ricordo don Ciotti che mi disse: Gino andava così forte in macchina che pur essendo scortato dalla polizia, a fatica gli stavamo dietro. Avevi paura di mancare all’appuntamento. Fu una giornata meravigliosa che terminò con una cena al Parco Verde di Olmi.

Alla fine, quando l’ora era tarda mi chiedesti se c’era della grappa, il bar era già chiuso, mia moglie andò a casa a prenderla, allora io ti dissi: Gino già fumi tanto, ti fa male bere super alcolici, mi rispondesti: “Antonio sono un medico, so che il fumo ristringe le arterie ma l’alcol le dilata, quindi a posto nessun problema”.

Adesso te ne sei andato, credo tu sia stato felice, credo che ricordandoti, la felicità esista ma allo stesso tempo è faticosa. Possiamo avere reddito, salute, istruzione, professionalità, ma se restiamo sdraiati sul divano non possiamo essere felici, perchè come ci hai insegnato, felicità è alzarsi dal divano e mettersi in gioco nel poco e nel molto per essere generativi.

Tu sei partito, il tuo pensiero e la tua pratica saranno sempre una grande guida per il cammino di ognuno di noi. Tutti insieme, ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni, possiamo costruire lentamente attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità un enorme bene comune che potrà scaturire dal nostro impegno e la nostra collaborazione.

Urge, adesso, caro Gino un’economia diversa, orientata “realmente” al bene comune, che cresca lentamente ma con costanza, grazie all’iniziativa dal basso che ci hai predicato. Tu hai guardato il mondo a partire dalle disuguaglianze, dagli scartati che non partecipano alla contabilizzazione dell’economia, ai tutti privati dei diritti fondamentali.

Quante volte parlando abbiamo pensato alle ricchezze potenziali che questi scartati avevano custodito dentro di se in relazione, in poesia, in umanità, in scienza, in letteratura, in cultura e il loro mancato sviluppo, accesso al mangiare, all’istruzione manca alla nostra società! Stai tranquillo, continueremo a credere in ciò che ci hai insegnato principalmente con le tue azioni, con le tue denunzie, nessuno potrà cancellarle dal nostro cuore e al nostro agire.

Riposa, caro amico.

Antonio Vermigli, Rete Radiè Resch di Quarrata (PT)

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