“Al nostro caro Emilio Scalzo”: dalla Val di Susa il più corale messaggio di Buon Anno

01.01.22 – a cura di  Daniela Bezzi

foto di Diego Fulcheri

E con oggi, 1 gennaio 2022, è passato un mese esatto dal giorno in cui senza neppure suonare il campanello, scavalcando come dei ladri il muro di cinta intorno al giardino, incitandosi l’un l’altro come di fronte a un pericoloso criminale (“… eccolo che esce, prendilo, dai, non lasciartelo scappare…”), sono arrivati in forza a casa di Emilio Scalzo e se lo son portato via , auto nera che sgomma rabbiosa lungo la statale che da Bussoleno porta dritto al carcere Le Vallette di Torino. I compagni che da giorni si erano avvicendati davanti a casa sua nel più conviviale dei presidii, che registrano ogni attimo dell’arrembaggio mentre protestano con quanto fiato hanno in gola. La moglie Marinella che dopo un ultimo rapido abbraccio, si fa da parte con ammirevole compostezza. Cani abbaianti mentre lui esce di scena A Testa Altissima, come e più del libro che Chiara Sasso ha tratto dal suo percorso di vita. E quel murales del lupo preso in trappola, che lo street artist Alleg aveva dipinto solo pochi giorni prima sul primo piano della facciata, che sembra prendere vita, più che mai premonitore – con quell’orologio che incombe da sopra, mentre cerca di divincolarsi.

Spettacolo vergognoso per sfoggio di blindati, blocco delle strade, carabinieri, digos, elmetti caschi scudi, stra-potenza militare, contro un uomo che da settimane, già da prima che anche alla Corte di Cassazione venisse confermato il verdetto della Procura di Torino, era tranquillamente pronto a partire, valigia fatta, sorriso rassicurante per i tanti che passavano a trovarlo al presidio. Un uomo che quella stessa mattina, nelle ore precedenti la cattura, era stato solo un po’ più serenamente occupato del solito: verso le 9 c’era stata la diretta con Radio Popolare, per ricostruire una vicenda così simile a quella di Mimmo Lucano, e persino più difficile – per via di quel MAE, Mandato di Arresto Europeo, insindacabile, che la Francia aveva emesso contro di lui, che era stato così supinamente accettato dalle autorità italiane nel silenzio generale. Come Mimmo Lucano, anche Emilio Scalzo era infatti impegnato sul fronte dei migranti, che giungendo dalla rotta Balcanica fanno tappa agli ultimi avamposti italiani, le cittadine di Oulx e Claviere, al confine con la Francia lungo la via delle Alpi: percorso quanto mai pericoloso, per chi non conosce i sentieri. E verso le 11 della stessa mattina, ecco che era passato a trovarlo anche Zero Calcare, che in un video aveva sintetizzato la vicenda giudiziaria di Emilio, la sua leggendaria generosità verso i tanti che aveva accompagnato lungo quei sentieri, l’accusa di aggressione verso un gendarme durante una manifestazione lo scorso maggio – video brevissimo ma quanto mai provvidenziale date le circostanze, e che infatti tutte le testate hanno poi ripreso con la notizia dell’arresto.

Alle Vallette Emilio è restato solo per poco, il 3 dicembre eccolo già consegnato alle autorità francesi. E diversamente da quanto il suo stesso legale aveva ipotizzato, la detenzione non è riuscita neppure lontanamente a replicare i domiciliari che gli erano stati concessi in Italia, ma è carcere vero, per giunta a Aix en Provence, a centinaia di chilometri dalla Val Susa. Particolare inquietante, inspiegabile: a un mese dall’avvenuta estradizione, i suoi cari, persino sua moglie, ancora non sanno quando potranno vederlo, andarlo a trovare. Le comunicazioni avvengono attraverso il legale francese che per fortuna parla un ottimo italiano e solo recentemente ha trasmesso una lettera in cui Emilio dice di star bene, di non preoccuparsi per lui, di essere felice per le tante lettere che arrivano a lui. Ma ancora non si sa quando il procedimento potrà avere inizio, con quali scadenze: queste le scarne notizie circa questa storia di incredibile ingiustizia nella legalità, che vede protagonista il “gigante buono” Emilio Scalzo.

Come redazione di Pressenza abbiamo pensato che il miglior augurio di Buon Inizio Anno potesse quindi essere questo corale “Caro Emilio” che abbiamo raccolto in Val Susa, e che vi condividiamo qui sotto. E senz’altro continueremo a seguirla questa storia, importante tenere viva l’attenzione. Non meno importante (raccomandano gli amici di Emilio) è continuare a scrivergli, nel carcere in cui si trova detenuto, c/o Maison d’arrêt d’Aix Luynes, 70 Route Deus, Chateaux du Mont Robert, CS 20600, 13595 Aix en Provence, “per far capire quanto è amato e benvoluto da tutti e NON il criminale che vorrebbero far credere e processare”. Perché questo avrebbero in mente di fare. E sarebbe gravissimo!

Tanti Auguri caro Emilio, a Testa Alta…!

 

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