Messico: Nessun essere umano è illegale

I migranti honduregni che stanno attraversando il Messico «non sono una minaccia al nostro benessere ma un’opportunità per servire cristianamente coloro che hanno lasciato tutto per raggiungere una vita più dignitosa»: a scriverlo è l’arcidiocesi di Città del Messico sul suo settimanale «Desde la fe», invitando i cittadini a proteggere la carovana lungo il percorso di avvicinamento agli Stati Uniti. Si tratta di «una sfida per il paese», in particolare per la Chiesa cattolica per la quale nessun essere umano è “illegale” e questa manifestazione legittima di migliaia di persone che cercano di sopravvivere o di dare un minimo di decenza alla propria esistenza costituisce il grido di denuncia di un «silenzioso quanto disumano spostamento». Per sottolineare ancora una volta la vicinanza dei cattolici messicani ai migranti honduregni, martedì 30 ottobre, su invito della Conferenza episcopale, vescovi e sacerdoti hanno celebrato in tutto il paese l’eucaristia «come segno della Chiesa unita che accompagna chi cammina attraverso il Messico». Nello stesso comunicato si ricorda che padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, dal 2 al 4 novembre sarà a Città del Messico per partecipare all’ottavo Forum sociale mondiale delle migrazioni. «È un’opportunità — scrive l’arcivescovo di Guadalajara, cardinale Francisco Robles Ortega — per esprimere la nostra comunione con Papa Francesco, insieme alla solidarietà e al sostegno per questo appello ad “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i nostri fratelli migranti, specialmente davanti alla situazione della loro presenza oggi nel territorio nazionale». Domenica scorsa, nel parco centrale di San Pedro Tapanatepec, nello stato di Oaxaca, dove la carovana è arrivata, è stato annunciato che alcuni dei sacerdoti più impegnati nella difesa degli immigrati si metteranno alla guida per aiutarli nel loro cammino. È stato inoltre detto che, quando il gruppo di honduregni raggiungerà Città del Messico, l’arcidiocesi cercherà di accoglierli nella basilica di Guadalupe per poi distribuirli nelle parrocchie e in altre strutture. Lo scopo, ha spiegato padre Alejandro Solalinde, fondatore nel 2007 dell’albergo «Hermanos en el camino» a Ciudad Ixtepec (Oaxaca), «non è quello di dividerli ma di dare loro un’attenzione integrale migliore: ogni due o tre giorni potranno riunirsi in un punto comune e decidere sul da farsi». Un collaboratore di Solalinde, Manuel López Obrador, sarà una delle persone che cercheranno di concretizzare, assieme alle istituzioni pubbliche, un piano che prevede la creazione di una zona di sviluppo regionale per aiutare gli immigrati sia nei luoghi di origine sia in quelli di transito.

E la Chiesa Italiana?

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