Superstiti – di Erri De Luca

Mettersi è il verbo di chi deve andare allo sbaraglio di un’emigrazione: mettersi nel viaggio. E’ carovana, pista nel deserto, in mani di mercanti di persone. Sono i peggiori: di qualunque altra mercanzia avrebbero premura di custodia e consegna.

Il corpo umano è diventato la più redditizia delle merci. Occupa poco spazio e pure se non sbarca, non arriva a destinazione, ha pagato lo stesso.
Naufraga da invincibile, perché non può essere fermata la spinta di chi ha smesso di aspettare. Ogni persona delle miriadi che si mettono nel viaggio, si stacca da un’oppressione e si sporge sul vuoto. Lo attraversa e cerca di non riempirlo con la propria vita. Ne conosce la probabilità e nessuna bassa percentuale di traguardo la scoraggia. Si affida al miracolo, che arriva tra chi smette perfino di sperare. Tra i milioni di nuovi residenti in Italia quasi tutti ne hanno fatto esperienza, per grazia ricevuta di superstite. Il miracolo è solido, si paga con un grazie e si poggia a testa d’ angolo della nuova casa.

Il Mediterraneo ci ha consegnato tutto quello che abbiamo. Dalle sue onde sono venuti mercanti e fondatori di nuove città. Nea Polis, Napoli, la mia di origine, è solo una delle innumerevoli sorte, fiorite, sepolte,risorte.
Sul mare è arrivato il teatro, il grano e le divinità. Ultima e definitiva quella monoteista che ha sbaragliato la vasta concorrenza chiudendo il libero mercato degli dèi. E’ venuta da oriente, da una piccola altura di Gerusalemme, città diventata ombelico. Dal suo nodo di nascita si è staccata la novità febbrile della divinità unica e sola.

L’Italia per sua geografia è stata raggiunta da ogni vento e corrente, da qualunque regime, di brezza e di tempesta. Con le buone maniere o con le cattive siamo stati frammischiati a tutti i popoli, dal Fenicio all’ultimo che sbarca incrostato di sale e di miracolo.
Si dà un gran da fare il capomastro dei miracoli a strappare dall’annegamento le manciate di salvi afferrati per i capelli, mentre il resto diventa plancton, alga, corallo.
Il miracolo regge il viaggiante in braccio,l’ accompagna , metà angelo custode e metà pappagallo sulla spalla del pirata guercio.Da non credente riconosco la scintilla del miracolo che concentra energia in un solo punto e fa scoccare la salvezza, a scippo dal carro dei dannati.

Lampedusa è questa forma di miracolo in mezzo al viaggio. Chi l’ accosta da sud la trova aperta, bassa, fitta di calette e approdi. Mentre la faccia a nord, rivolta a noi, è a strapiombo, ostile, inaccessibile. La sua geografia ne indirizza il destino e orienta la sua storia. Così è pure l’ Italia, perfino più spalancata, più scoperta ai lati, simile a nord dove alza a barriera la cresta di gallo delle Alpi.
Lampedusa è avamposto di geografia e di storia condivisa. Chi la raggiunge a nuoto s’inginocchia prima di mettersi in piedi.

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