I colibrì e l’oleodotto – di Maria Teresa Messidoro

I lavori per la costruzione di un oleodotto in Canada sono stati fermati da sciami di colibrì, e lo saranno fino ad agosto, quando terminerà la stagione della nidificazione.

E’ stato il ministero dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico del Canada a dover ordinare la sospensione della costruzione di un tratto di 900 km dell’Oleodotto Trans Mountain, che dovrebbe passare attraverso un bosco di Burnaby, nella provincia della British Columbia: tutto questo per proteggere i nidi dei colibrì.

I lavori non potranno essere ripresi fino al 20 agosto, perché “essendo questa la stagione della nidificazione, gli uccelli migratori sono particolarmente vulnerabili”, sostengono dal Ministero.

La decisione è stata presa ufficialmente il 16 aprile, dichiarando esplicitamente che i lavori di scavo, il taglio di alberi e vegetazione, l’utilizzo di motoseghe e macchinari pesanti nelle prossimità dei nidi, potrebbero causare perfino la distruzione dei nidi.

Nell’area boscosa di Burnaby si annidano i colibrì di Anna (così chiamati in onore della Duchessa di Rivoli, Anna Massena), una specie migratoria protetta dalla legislazione canadese.

Gli uccelli sono attratti dal rigoglioso habitat, con le sue acque limpide e gli arbusti coloratissimi del Rubus Spectabilis (meglio conosciuto come Salmonberry); quest’anno, la loro presenza nella zona era già stata segnalata a febbraio.

Oltre dai colibrì, la zona è la destinazione preferita di altre specie migratorie, come i passeri canterini, pettirossi, cardellini dei pini ed alcuni esemplari della Luisa dal cappuccio nero (un uccello molto diffuso negli Stati Uniti ed il Canada, da diventare il simbolo di stati come il Massachussets ed il Maine o della provincia canadese del New Brunswick

.Il progetto di ampliamento del Trans Mountain consentirebbe di triplicare la capacità dell’oleodotto, esistente dagli anni 50, e che trasporta greggio e raffinato da Alberta alla British Columbia. La compagnia responsabile dei lavori intende continuare con le attività previste che non sono soggette alle restrizioni previste dalle autorità, per poter terminare la costruzione entro il 2022.In realtà il progetto è fortemente criticato da amministrazioni locali, ambientalisti e le Prime nazioni, cioè le comunità indigene.

Soprattutto a causa delle scarse informazioni fornite dalla Kinder Morgan (la ditta inizialmente responsabile del progetto, prima che questo venisse nazionalizzato nel 2018) sul programma di prevenzione degli sversamenti ed incidenti ambientali, tenendo presente che nella storia della infrastruttura si sono registrate già 82 perdite di greggio .

L’ultimo si è verificato nel giugno del 2020, quando 190 mila litri di petrolio si sono riversati nelle falde acquifere delle terre indigene, suscitando la protesta e lo sdegno delle popolazioni locali .

Due considerazione finali: la prima, come mi ha suggerito il mio amico David, è che, se fosse successo qualcosa di simile in Chiapas, forse il subcomandante Galeano avrebbe parlato di colibrì insurgentes.

La seconda: che sia necessario convincere stormi di uccelli migratori a percorrere almeno una volta, ad esempio, i territori della Valle di Susa?

 

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