A tutte le ore del giorno e della notte – di Chiara Sasso

La sentenza del Tribunale di Locri – pesanti condanne primo fra tutti i 13 anni e 2 mesi a Domenico Lucano – è un terremoto. Siamo in tanti ad aver paura. Associazione a delinquere, peculato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: viene descritta una organizzazione ferrea per gestire i progetti in tutto il paese. “Chi lo ha conosciuto e vissuto sa che forse le uniche cose organizzate a Riace sono state le partite di carte, per il resto il dato che distingueva era l’improvvisazione sempre su tutto. E la disponibilità ad accogliere a tutte le ore del giorno e della notte – scrive Chiara Sasso – Forse era per questo che la Prefettura aveva una linea rossa perenne con il sindaco al quale chiedeva disponibilità sempre e immediata…”. Hanno bisogno di distruggere la speranza nata in quel borgo.

I messaggi che sono arrivati per commentare la sentenza del Tribunale di Locri – pesanti condanne primo fra tutti i 13 anni e 2 mesi a Domenico Lucano – riportavano nel testo la parola “paura”. Ripetuta. Eppure la giornata era limpida, soleggiata, un’aria settembrina con le montagne scolpite contro il cielo. Ma la notizia era troppo forte e gli occhi si abbassano dando spazio alla paura. Un terremoto che scuote certezze profonde, vissuto come un pesante segnale di pericolo per tutti. Appena fuori casa, no dentro casa. Rispetto per la magistratura… Assistiamo al rovesciamento della realtà, alla distorsione di ogni principio processuale.

Fra le accuse più gravi associazione a delinquere, peculato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Viene descritta una organizzazione ferrea per gestire i progetti in tutto il paese. Chi lo ha conosciuto e vissuto sa che forse le uniche cose organizzate a Riace sono state le partite di carte, per il resto il dato che distingueva era l’improvvisazione sempre su tutto. E la disponibilità ad accogliere a tutte le ore del giorno e della notteForse era per questo che la Prefettura aveva una linea rossa perenne con il sindaco al quale chiedeva disponibilità sempre e immediata. Riace era nota per non lasciare nessuno per strada.

Sono piovute condanne su persone, ventisette, incensurate senza nessuna attenuante generica. Otto anni a Cosimina Ierino. Forse in tanti abbiamo visto un altro film: Cosimina nella sede di Città Futura pronta ad accogliere tutti in una babele di lingue che si impastava con il calabrese. Cosimina come insegnante di italiano, come segretaria tuttofare. La sua mitezza faticava a volte a farsi strada con tutti quegli impetuosi spostamenti d’aria, fatti di persone, di bambini e bambine, che arrivavano nello stanzone facendo scricchiolare il pavimento di legno. Sempre con qualche richiesta. In molti abbiamo visto un altro film che tuttavia si ripresenta in moviola nel cuore e della mente.

C’è, nella sede di palazzo Pinnarò, un piccolo balcone che guarda direttamente al mare. Ci si arriva attraverso uno scalone che porta al secondo piano. Si arriva pensando di stare al chiuso, ed è come trovarsi sul Tetto del Mondo. Dal balcone lo sguardo supera i coppi di tante case, i vicoli, va oltre la strada con i suoi tornanti e il bivio per il santuario, fino a sposare quella massa blu di acqua salata. Si spazia. Impossibile non sentirne la forza. L’associazione Citta Futura si lega con il mondo, guarda avanti. Apre le porte, invita. «Prego trasite, entrate». Come se il progetto in realtà possa appartenere a tutti.

 

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