Diario dal 2.12

2.12 La Stampa – L’Ue limita i diritti dei richiedenti asilo – sostegno della Commissione europea ai paesi che si rifiutano di accogliere i rifugiati: Polonia, Lettonia e Lituania, autorizzate a trattenere i migranti alla frontiera fino a 16 settimane, rispetto al massimo attuale di quattro, per esaminare le loro domande d’asilo, e procedure semplificate per i rimpatri. I migranti rischiano di passare l’intero inverno nelle foreste al confine.

2.12 il manifesto – In carcere Emilio Scalzo, in Valsusa storico militante, pescivendolo in pensione, conosciuto per la sua generosità, accusato di aver aggredito un gendarme durante una manifestazione al confine francese contro la repressione dei migranti, è stato portato alle Vallette di Torino in attesa di essere estradato in Francia. Colpevole di umanità.

3.12 il manifesto – Bergoglio vola a Cipro e in Grecia per abbattere i muri vecchi e nuovi dell’Europa di Luca Kocci – «con la vostra fraternità potete ricordare all’Europa intera che per costruire un futuro degno dell’uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!».

3.12 il manifesto – Siamo nelle mani del «Pinochet» del Mediterraneo di Alberto Negri – il raìs è più forte della nostra democrazia, non solo di quella italiana. Lo dimostra tutti i giorni. Può permettersi di ammazzare Regeni, mettere in carcere Zaki mentre migliaia di persone in Egitto spariscono senza che nessuno protesti. Dobbiamo smettere di chiedere giustizia ad Al Sisi su Giulio Regeni. Quello è un dittatore, non ce la darà mai. Proteggerà sempre i suoi torturatori. È a noi stessi come Paese, come Stato, che dobbiamo chiedere giustizia. E dignità. Non al macellaio Al Sisi. Ma noi giustizia non la vogliamo perché altrimenti avremmo smesso da un pezzo di vendergli le armi di Leonardo e le navi di Fincantieri, due aziende la cui maggioranza è in mano allo stato. Noi difendiamo prima di tutto i fatturati, mica la giustizia e la dignità. Quando si tratta di proteggere i nostri valori prima guardiamo al portafoglio, poi al cuore.

3.12 Avvenire – Canarie, bimbo di 2 mesi morto sul gommone – È uno stillicidio senza fine di vite spezzate lungo la rotta delle Canarie. L’inasprimento dei controlli e respingimenti nel Mediterraneo centrale, ha spostato i flussi migratori sulla rotta occidentale, dalle coste marocchine e algerine verso le Canarie.

4.12 Avvenire – Lager d’Occidente di Stefano Falasca – Dal Papa la dura denuncia del trattamento disumano a cui sono sottoposti i profughi. “Persone vendute, torturate, schiavizzate. I lager esistono anche oggi, sono per i rifugiati, nelle coste vicine. I fili spinati un simbolo d’odio in Europa. Chi viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellanza, gioia, che sta fuggendo dall’odio, trova davanti un odio che si chiama filo spinato. Il peggio è che ci stiamo abituando a queste tragedie che leggiamo e ascoltiamo nei telegiornali, e questo vizio di abituarsi è una malattia grave”

4.12 Avvenire – «Anche se ci chiamano trafficanti Msf starà sempre con gli ultimi» intervista a Christos Christou a cura di Lucia Capuzzi – «Quando abbiamo cominciato e fino a non tanto tempo fa, ci definivano «angeli», «eroi», «samaritani». Ora la tendenza crescente è la criminalizzazione degli operatori umanitari». Gli Stati attuano, in misura crescente, una serie di politiche volte a limitare l’aiuto. L’unica cosa che non possiamo permetterci di perdere è l’umanità.

5.12 Avvenire – In Europa la democrazia arretra No alle seduzioni dell’autoritarismo» di Stefania Falasca – Il richiamo alla buona politica alla ricerca del bene comune al centro della prima giornata greca di papa Francesco. Forte denuncia del malessere populista delle nostre società. Rinnovata richiesta di perdono per gli errori commessi dai cattolici nei confronti degli ortodossi. La strada da percorrere insieme per la piena unità: cooperare nella carità «per servire gli uomini del nostro tempo».

5.12 il manifesto – L’Europa senza diritti di Kara Tepe il campo profughi di Lesbo di Carlo Lania –. Quasi sei anni dopo è cambiato poco o niente. Certo, sono più piccole le dimensioni del campo nel quale si trovano i migranti e, di conseguenza, il numero dei disperati che vi sono richiusi oggi è molto inferiore rispetto ad aprile 2016, quando papa Francesco arrivò per la prima volta a Lesbo. Ma le differenze rischiano davvero di finire qui

5.12 La Stampa – Tra i dannati di Lesbo che l’Europa fa finta di non vedere più di Francesca Mannocchi – «Non sappiamo quale sia il nostro destino, né perché veniamo trattati come criminali pur non avendo commesso alcun reato». Protezione dei diritti umani? No, solo pattugliamento dei confini e controllo dei richiedenti asilo detenuti nei campi chiusi e impenetrabili. Cinque campi in Grecia, finanziati dall’Europa. La Grecia diventa progetto pilota del nuovo corso dell’Europa, quello dell’invisibilità. I migranti non si devono più vedere. Se le persone non si vedono, non esistono. Feisal, fuggito dalla Siria: pensavo che non potessimo vivere peggio. Prima almeno qualcuno si vedeva, oggi non esistiamo, siamo fantasmi.

5,12 il manifesto – La Guardia di Finanza addestra i sommozzatori libici – Dopo l’addestramento in Italia degli equipaggi delle motovedette libiche che sparano sui migranti nel Mediterraneo o li catturano in mare (oltre 15mila nei primi sette mesi del 2021), dalla scorsa estate nella Scuola nautica della Guardia di Finanza di Gaeta vengono «formate» le componenti subacquee della Guardia costiera libica

6.12 – La Stampa – Le altre Lesbo dell’Unione Così crisi e populismi hanno creato i campi prigione – Dall’Afghanistan, su verso l’Uzbekistan fino in Bielorussia e in Polonia. Poi verso Sud lungo la rotta balcanica o costeggiando il Mar nero e attraverso la Bulgaria fino a Lesbo. Campi profughi disseminati come sassi: Lipa in Bosnia Erzegovina, Bruzgi in Bielorussia, Kuznica in Polonia, Harmanli in Bulgaria, Mavrovouni, Samos, Kos e Leros in Grecia. Le prigioni dei migranti. “Mai più Moria” disse l’Unione Europea dopo il rogo che distrusse quel campo profughi. Solo in Grecia l’UE ne ha finanziati cinque.  E poi ancora Calais, Ceuta, Melilla… I profughi sognano un futuro in Europa e finiscono in queste risacche di immondizia e cattiveria.

6.12 Avvenire – Donna curda incinta muore al confine tra Polonia e Bielorussia di Nello Scavo – Avin Irfan Zahir, 39 anni, con il marito e 5 figli aveva raggiunto il territorio polacco ma per timore di essere respinti si sono nascosti nel bosco. Il bimbo era morto da 20 giorni, poi l’infezione.  Un’agonia di settimane, con un bimbo in grembo da sei mesi. Così è stata fatta morire.

7.12 Avvenire – «Noi, nel lager della falsa accoglienza fra cibo immangiabile e docce finte Le richieste d’asilo? Sempre respinte» di Francesca Ghirardelli – Quasi due anni di attesa, una domanda di asilo respinta per quattro volte, nessun documento in mano né un’idea di futuro. «Non puoi lasciare l’isola, aspetta qui», gli hanno detto, ma che cosa davvero ci sia da aspettare, Kherullah, 26 anni, afghano della provincia di Takhar, non lo sa.

7.12 Patrick Zaki, in carcere da quasi due anni con l’accusa di diffusione di notizie false, è formalmente libero ma la sua odissea giudiziaria non è ancora finita: è stata decisa la scarcerazione in attesa della sentenza definitiva.

7.12 la via libera n. 11 – Chi ha paura del sesto continente? di Rosy Bindi – il centro-sinistra ha rinunciato allo ius soli per calcolo elettorale. La riforma della cittadinanza è un tassello utile a governare le migrazioni, la sfida più grande del nostro tempo. Penso a un progetto articolato in tre proposte. La prima: le vite umane si salvano e si accolgono sempre e comunque, in mare come in terra. Seconda proposta: guardiamo in casa nostra. dobbiamo governare i flussi migratori, scoprendo il grande valore dell’integrazione e del fondamentale contributo che può venire dall’incontro delle differenze. Dovremmo riscoprire la necessità di investire in politiche di inclusione, peraltro le uniche che possono garantire sicurezza e libertà. Sconcerta e sorprende che questo capitolo sia stato dimenticato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) post pandemia e che i bilanci dell’Unione e dei singoli Paesi siano tanto avari in proposito. Terza proposta: lo ius soli… Non esiste altra strada per costruire una società forte e pacifica se non creando le condizioni perché ciascuno si senta a casa propria, si senta –con il colore della sua pelle, la sua religione, le sue abitudini alimentari, la sua musica, la sua storia, le sue origini condivise con le origini di tutti gli altri– di partecipare al futuro dell’Italia e dell’Europa. Tutti i numeri, ma proprio tutti, dicono che siamo il Paese europeo con la percentuale più bassa di immigrati ma che ne abbiamo più bisogno per rispondere all’offerta di lavoro in alcuni settori. Soprattutto se la nostra Italia vuole aprirsi al mondo per starci da protagonista, deve accettare che il mondo le entri dentro attraverso i volti delle donne e degli uomini che premono alle sue porte.

 

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