Crisi e sbocchi

11 giugno 2013
Dalemiani, renziani, veltroniani, giovani turchi e via dicendo: una frantumazione inconcepibile che va senza indugi cancellata perchè è il segno di conventicole e di fratture all’interno del PD che sono alla base degli indiegni “tradimenti” consumati durante l’elezione del capo dello Stato e nelle lotte in corso fra i capi di vecchie e nuove correnti. Un caotico scontro che non ha nulla a che fare con l’auspicabile confronto sulla linea del partito e sulle scelte che esso é chiamato ad operare. Il PD deve capire che il pluralismo interno delle culture é una ricchezza solo se queste riescono a trovare il loro comune denominatore politico, vale a dire la convinzione che per servire al meglio gli interessi del Paese é necessario rivolgere un’attenzione privilegiata alle ragioni delle fasce sociali più deboli, con un impegno rivolto a ridurre le scandalose disuguaglianze e a combattere privilegi e abusi.
Occorre allora fare in modo che la carta d’identità del PD, per come viene concepita dalla stragrande maggioranza dei suoi iscritti e dei suoi elettori, rechi i segni distintivi di una forza progressista che punta decisamente, certo col necessario realismo e con la conseguente gradualità, al superamento di quel neoliberismo selvaggio inaugurato agli inizi degli anni ’80 da Regean negli USA e dalla Thatcher in Europa.
Ma c’é anche l’assoluta esigenza, per quanto attiene al metodo, del recupero di un elemento essenziale, della democrazia partecipata integrata interna.
Solo chi nel PD resta chiuso nei meschini interessi di potere o di cordata può non cogliere gli stati d’animo e le domande dell’elettorato di centrosinistra, a partire dal disorientamento e dallo sconforti degli errori e le tortuosità che hanno reso necessaria la costituzione di quel governo di “larghe intese” che durante la campagna elettorale era stato “categoricamente” escluso dai dirigenti nazionali del partito. E’ di tutta evidenza che si tratta di una situazione che ha già messo in rilievo, se ce ne fosse stato bisogno, l’impossibilità di una collaborazione tra PD e PDL.
A nessuno può sfuggire la precarietà di questo esecutivo, per la distanza politica che separa le forze che lo sostengono e per le sortite di B. che ad ogni pié sospinto sottolinea che sarà lui a decidere quando staccare la spina. Purtroppo il Paese ne è cosciente! Naturalmente tutto a svantaggio del PD. A questa tattica il centrosinistra come potrebbe rispondere? Rilanciando i tentativi di apertura al M5S 8non solo alla sua dirigenza), anch’esso in difficoltà per i crescenti contrasti interni e per l’impotenza politica al quale si è condannato. Un tentativo fallito ieri ma che potrebbe avere miglior sorte domani, a fronte delle evoluzioni in corso nelle due formazioni politiche. Sarebbe lo sbocco dell’attuale situazione politica in un diverso governo di “larghe intese” non solo parlamentari ma anche, dati gli umori prevalenti nell’elettorato, largamente popolari.
Ho scritto queste brevi riflessioni in giro per l’Italia, rientrato, questa mattina, come non aggiungere qualche riga sulle amministrative?
Ha vinto Marino, ne sono felice.
Ha vinto a dispetto del PD e del suo gruppo dirigente che voleva un’altro, sconfitto alle primarie.
Ha vinto ma sui suoi manifesti nessun simbolo del PD.
Ha vinto senza nessuna bandiera del PD, ai comizi e alle iniziative.
Ha vinto ma non vi sembra strano, tutti i quotidiani italiani oggi sono intasati di editoriali e dati sulle elezioni. L’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, molto vicino almeno a Napolitano, nessun commento! Avete letto bene? Neanche una riga, non solo su Marino, come se non avessimo votato. Nei giorni precedenti era molto presente, chissà il perchè?
Ha vinto ma ha preso meno voti di Rutelli quando perse cinque anni fa con Alemanno!
Solo il 48.6% hanno votato. Di questo passo nel futuro prossimo venturo l’astensionismo in Italia sarà un Plebiscito, e il Paese sarà finalmente libero e al sicuro dalla volontà popolare.
Siamo al dato politico che Napolitano non ha scadenza, mentre il governo Letta di larghe intese è scadente.
Epifani, si è accreditato il successo elettorale, ma come è bravo, però “restando con i piedi per terra”. Letta la pensa diversamente: “è stata premiata la linea dell’alleanza con B.
Sicuramente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire cosa chiedono i cittadini.
Finita la sbornia elettorale, da queste consultazioni la politica del PD comprenda che l’aspetta la politica delle cose ma senza B.
Il M5S è la “democrazia” diretta da due persone? E noi?
Grillo dice di non voler fare un partito ma distruggere quelli che ci sono. Si capisce a chi Bersani ha copiato il programma!
Grillo ha intercettato milioni di consensi da elettori inferociti contro Monti. E’ per questo che poi ha deciso di riconfermarlo.
E allora? Grillo ha pagato per non aver fatto un governo di cambiamento. Ma poteva essere di cambiamento con Bersani?

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