Basta guardarsi attorno: il mondo in cui viviamo è deliberatamente disuguale. Il dato ce lo fornisce l’Ong OXFAM, del Regno Unito, presentato a Davos, Svizzera, nel gennaio 2014: ottantaquattro persone fisiche.
L’economista francese Thomas Piketty, nel suo libro “Il capitale nel XXI”, diventato un best-seller mondiale, ci avverte che la grande sfida da affrontare oggi consiste nel sciogliere quel nodo che, oggi, permette l’accumulo privato di ricchezze nelle mani di pochi. Favorita dal diritto di eredità, questa concentrazione approfondisce la disuguaglianza nel casinò globale, dove la rendita derivante dalla speculazione supera.
Una volta, potere e ricchezza (che vanno sempre di pari passo) si concentravano nelle mani della nobiltà. I vincoli di sangue garantivano il privilegio dell’ereditarietà. Ai nobili non conveniva lavorare, attività riservata.
L’ascesa della borghesia ha spostato il privilegio del “sangue azzurro” al possesso delle proprietà. La discendenza della nobiltà è stata detronizzata dalla ricchezza della borghesia. È più importante essere figlio di banchiere o di impresario piuttosto che di un principe. Quello ha un “grasso” conto bancario.
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