Lettera di Settembre 2021 – Rete di Quarrata

Carissima, carissimo,

alcune settimane fa ci siamo ritrovati attraverso la 28a Marcia della Giustizia ad ascoltare: Il Grido della terra e il grido dei poveri, gli invitati ci hanno incoraggiato ad insorgere contro le ingiustizie presenti, a individuare le priorità e gli obiettivi da perseguire, che riaffermino un’idea di comunità e di coesione sociale e politica alternativa all’individualismo esasperato. Urge una umanità che aspiri a un mondo più giusto e sostenibile, che senta la responsabilità di chi verrà dopo, trovando soggetti politici capaci di interpretarne le istanze, in modo credibile e autorevole, nella politica e nelle istituzioni.

Oggi non si investe per soddisfare bisogni essenziali dell’uomo: investire per i poveri della Terra non dà tanto profitto quanto investire per i non-bisogni dei ricchi. Grandi corporations medicali rifiutano di investire in ricerca per le urgenze sanitarie dei poveri, non si liberano i brevetti per il Coronavirus per farlo produrre nei Paesi Im-Poveriti, dichiarando esplicitamente che la ricerca non darebbe sufficiente ritorno finanziario. Meglio investire in armi, droga, alte tecnologie. Non si investe per creare occupazione, ma disoccupazione: con nuove macchine si riducono i costi del lavoro. Di norma nelle grandi Borse la notizia dell’aumento dell’occupazione crea crolli di azioni. Ogni cautela ecologica incide inevitabilmente sui profitti, e non offre sufficiente rapporto costi/benefici in tempi brevi. La tragedia della famiglia umana si andrà sempre più approfondendo. Solo da pochi anni alcuni liberisti più illuminati insistono su sanità e educazione per i poveri, ma la maggior parte degli economisti e la totalità degli operatori economici non ci pensano neppure.

Gravi sono le colpe della teologia cristiana, cattolica e protestante (soprattutto riformata nordamericana). Colpe della teologia sistematica, che si è occupata solo della salvezza delle singole anime dimenticando totalmente il cammino dell’umanità verso la pienezza del Regno. Colpe della teologia morale che si è fermata, a partire dal Catechismo Romano dopo il Concilio di Trento, al tema del “non rubare”: il vero tema della morale economica nel Vangelo è invece quello del significato che i beni terreni hanno nell’orizzonte di fede del cristiano. Invece si è annunciato che le ricchezze, una volta legittimamente acquistate, sono strumento di esercizio della libertà personale col solo limite di fare ogni tanto qualche elemosina. Ma per papa Francesco chi non dà del suo al bisognoso commette ingiustizia: è tanto ladro chi non soccorre il povero quanto chi ruba i beni altrui.

C’è stato qualcosa di inedito in questa estate rovente. Il termometro ha segnato 48,8 in una cittadina della Sicilia. La fiammata africana che ha raggiunto l’Italia ha portato un record di caldo mai fino ad ora registrato in Europa. E non è soltanto una questione di gradi. Gli incendi sono divampati nell’Italia del Sud distruggendo ettari di vegetazione. In Sardegna e in Calabria sono andate in fumo boschi e foreste. I danni sono incalcolabili e il Governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale in aiuto alle popolazioni delle quattro Regioni più colpite dal disastro ambientale. Occorre un piano straordinario per mettere in sicurezza il territorio nazionale, a partire dalle misure per il rimboschimento delle zone colpite. Ma in Italia manca ancora una legge sulla protezione del clima per fissare una chiara strategia di decarbonizzazione. Sono stati oltre 400 incendi di grandi dimensioni, con un ritmo doppio rispetto agli anni passati. Del resto, il cambiamento climatico, che si presenta con fenomeni estremi e caratteristiche opposte, non risparmia nessuna area della terra: dal surriscaldamento del globo, alle inondazioni, alla siccità, i cambiamenti climatici sono diffusi e si stanno intensificando a ritmo serrato. In luglio, un’ondata di calore senza precedenti ha raggiunto il Canada, causando 130 incendi e centinaia di vittime. Ma l’incendio di maggiore estensione ha interessato una delle regioni più fredde del pianeta, la Siberia. I roghi hanno distrutto un territorio immenso pari a tutti gli altri incendi del globo messi insieme. Il Greenpeace Russia informa che in Jacuzia, gelida regione della Russia, le fiamme hanno coinvolto 1,5 milioni di ettari e il fumo ha raggiunto le città a migliaia di chilometri di distanza. La crisi climatica sta registrando livelli di allarme oltre ogni previsione catastrofista, il riscaldamento globale in atto causa danni irreparabili e determina temperature torride e piogge torrenziali. La situazione sembra destinata a subire ulteriori peggioramenti nei prossimi decenni poiché il riscaldamento globale non accennerà a diminuire, a meno che non si riducano in maniera significativa le emissioni di anidride carbonica e di altri gas ad effetto serra. Una delle tante conseguenze dei mutamenti climatici è costituita dalla carenza di risorse idriche.

Le politiche neoliberiste degli ultimi vent’anni hanno sì fatto crescere il Pil mondiale, che è ampiamente raddoppiato; ma non hanno fatto “ricadere” questa crescita su tutta la popolazione. Le diseguaglianze economiche sono aumentate, tanto che l’1% più ricco della popolazione riceve un reddito pari a quello di oltre la metà più povera della popolazione mondiale (57%) tutto insieme. Le diseguaglianze sono cresciute in modo particolare tra gli Stati: il “villaggio globale” è molto più inegualitario di qualunque altro “stato nazionale”. Il Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano del 1999 «segnala come, dopo un ventennio di crescita “globale”, “lo stato economico dei primi tre top miliardari” superassero da soli il Prodotto nazionale lordo combinato di tutti “i paesi meno sviluppati con i loro 600 milioni di abitanti”. E come il 20% della popolazione mondiale collocata nei paesi più ricchi si appropriasse dell’86% del prodotto lordo mondiale, mentre al 20% più povero non ne restasse che l’1%».Mentre in questi quasi due anni di pandemia i principali miliardari hanno raddoppiato i loro guadagni portandoli a possedere quanto la metà dell’attuale popolazione mondiale. 3 miliardi e seicento milioni di persone. Ciò non rappresenta il NOI ma il grande individualismo ed egoismo che determina la situazione attuale del mondo.

Negli ultimi 50 anni la produzione alimentare è più che raddoppiata. L’espansione agricola ha raggiunto alti livelli ma le risorse sono ancora distribuite in modo malsano. L’aumento della produzione di cibo è andato a discapito degli ecosistemi naturali che avrebbero dovuto fornire all’umanità una garanzia a lungo termine. E’ stato visto che il Nazioni come l’Austria dove è stata conservata la biodiversità naturale del territorio, i raccolti sono più elevati! Nei mari non inquinati, le acque riescono a fornire più pesci destinate all’alimentazione delle popolazioni locali. Ci sono molti altri esempi di territori ben conservati, questi esempi dimostrano che le aree più sane e più naturali, riescono a fornire più alimenti, penso alle occupazioni del Movimento Sem Terra del Brasile, a Via Campesina, all’organizzazione dei contadini indiani. L’Occidente deve limitare gli elevati sprechi di cibo! Si è stimato che ognuno di noi getta via il 30% degli alimenti che acquista, senza parlare dei grossi sprechi alimentari effettuati dalla grande catena di distribuzione. Solo con i nostri sprechi alimentari sarebbe possibile risolvere il problema fame nel mondo. Ognuno di noi è responsabili di ciò che avviene nel Mondo. “Noi siamo il Mondo”, sembra una frase retorica ma è pura realtà, non è una frase fatta. Battersi per la tutela dei diritti umani è un dovere di tutti. Il vero progresso consiste nell’assicurare uno stile di vita dignitoso e un’alimentazione adeguata a tutti, senza parlare di assistenza sanitaria, istruzione e protezione.

Termino ricordando il dato uscito qualche giorno fa sui migranti climatici da parte delle Nazioni Unite: saranno 216 milioni di cui 86 solo dall’Africa da ora al 2022.

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Riparazione storica: Brasile

La strada del quartiere di Villa Leopoldina a San Paolo, che portava il nome del comandante-torturatore della famosa scuola DOPS, Sergio FLEURY, da pochi giorni si chiama: Via Frei TITO, domenicano, che fu da lui scelto personalmente per torturarlo.

Antonio

 

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