Cosa ci faccio qui? – di Erri De Luca

Erri_De_Luca

Cosa ci faccio qui?
Chi mi ha mandato se ne sta lontano,
siede al suo posto a tavola.
Cosa ci faccio qui?

Scavare una trincea intorno a una centrale nucleare,
in un villaggio, un posto di passaggio,
una fermata lungo l’avanzata.
Non è la mia città, non è il mio fiume,
è la patria di un altro, la casa che ho forzato
come un padrone e un ladro.
Ci sono le sue cose, il letto,
le donne cha ha lasciato,
stuprate senza dire una parola,
mute per conservare illesa
la voce della loro lingua madre.
Ho fatto giuramento di non profittare,
per scongiuro, in offerta al dio di questa guerra
che accolga il mio rifiuto e mi risparmi.
Potessi essere vecchio, impugnare un rastrello,
ripulire il viale, riparare il tetto,
mettere nel cesto le patate.
Essere vecchio, per dire al nipote che una volta c’era
un giovane che in una notte chiese la fine della guerra.
In cambio offriva il resto della vita,
ritrovandosi vecchio il giorno dopo.
I miei compagni sopra le donne mute
sfogano il terrore di morire.
Sono uscito all’aperto, ho acceso un fuoco
perché qualcuno veda e punti la granata
su questa casa d’altri che abbiamo conquistato.
Cosa ci faccio qui?
Non sono disertore, non ho disobbedito.
Ma nessuno mi vieta la fiamma di un segnale
che qui ci siamo noi, i peggiori intrusi.
In un angolo del giardino
seduto sopra un’altalena aspetto
la granata che pareggia i conti.
In questo modo so cosa ci faccio qui.

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