La pulizia etnica in Palestina non si è mai fermata e con essa la scia di sangue

di Fernando Cancedda

Nessuna pace si è rivelata fino ad oggi irraggiungibile come quella fra Israele e i Palestinesi. E tra i fallimenti di Barack Obama negli otto anni della sua politica estera, questo è probabilmente il più rilevante. Per i  riflessi che può avere avuto sulla difficile crisi medio orientale, più grave della mancata chiusura del carcere di Guantanamo. Tutti sanno che solo una giusta pressione americana, non soltanto morale, sul governo israeliano per indurlo a condividere non solo a parole  la soluzione dei due Stati  – o perlomeno a non ostacolarla con una escalation dell’occupazione coloniale in Cisgiordania – avrebbe fatto la differenza. D’altronde nessuna presidenza è mai riuscita a superare il veto della potentissima lobby filo-israeliana degli Stati Uniti. E con Trump alla Casa Bianca sarà probabilmente peggio.  (nandocan)

***di Mimmo Lombezzi, 8 gennaio 2017* – I quattro soldati di leva massacrati dal camion kamikaze di Talpiot avevano 20 anni e facce da ragazzini.

Per spiegare la loro morte, Netanyahu ora evoca l’Isis (come Erdogan evoca i Kurdi per qualsiasi atto di terrorismo che colpisca la Turchia) ma c’è una differenza radicale fra i camion-kamikaze che hanno insanguinato Nizza, Berlino o Istanbul e la ‘road-jihad’ che ha fatto strage in Israele : nei primi tre casi le vittime erano dei civili, spesso dei turisti, mentre a Gerusalemme erano dei militari , in un paese in cui l’occupazione militare delle terre palestinesi non solo dura da decenni, ma, grazie ai coloni, si espande ogni giorno che passa.

Quello che è avvenuto Gerusalemme è orrendo, come sono orrende le uccisioni di ragazzini durante le sassaiole o le esecuzioni a freddo di attentatori palestinesi (almeno 14 da quando è iniziata l’ “Intifada dei coltelli”) , ma questa scia di sangue non si fermerà finché Israele resterà ostaggio dei ‘settlers’ e di chi li rappresenta, finché l’occupazione di quello che sulla carta avrebbe dovuto essere lo “stato palestinese” aggiungerà altre umiliazioni a quella che dura dal 1967.

Sul piano militare i palestinesi sono stati sconfitti molti anni fa ma lo “stato di guerra” non è mai finito .

Gli israeliani la combattono con i caccia, i palestinesi con i coltelli, come a Hebron, o con i camion-kamikaze.

“L’Intifada dei coltelli” è stata quella sì, un’ondata di terrorismo “jihadista”, perché venivano scannati anche i civili, anziani rabbini, donne di 42 anni o bambini di 13, ma era

di qualcosa di totalmente diverso dagli attacchi ai militari, che ci sono sempre stati e che continueranno sin che continuerà l’occupazione.

Lo storico Uri Avneri aveva scritto che i coloni ormai sono un decimo della popolazione israeliana e nessuno stato è in grado di “ritirare” un decimo della sua popolazione per restituire a un sempre più ipotetico ‘stato palestinese’ la terra occupata.

La ” Pulizia etnica ” della Palestina – di cui parla un altro storicio Israeliano Ilan Pappe – non si è mai fermata, è un progetto di lungo periodo ed è ormai l’unico vero “Piano” che riguardi i Palestinesi. Forse alla fine vincerà, ma il prezzo sarà atroce.

Per entrambe le parti.

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