Napoli, governo pubblico dell'acqua, di Zanotelli e Lucarelli

Al di là di dichiarazioni di principio, sicuramente importanti, ma non sufficienti, i Comuni hanno il diritto-dovere di orientare la loro azione politico-normativa e gestionale intorno a questi quattro punti :
1. definire l’acqua bene comune e Diritto inalienabile dell’umanità ;
2. definire il servizio idrico integrato servizio privo di rilevanza economica, estraneo alle logiche del mercato e della concorrenza ;
3. al di là di qualsiasi logica tariffaria, garantire la gratuità del diritto all’acqua, perlomeno nella quantità di cinquanta litri giornalieri pro capite ;
4. attivare un processo politico-normativo finalizzato ad affidare ad un soggetto di diritto pubblico, quali le aziende speciali, il servizio idrico integrato, ponendo in essere un reale ed effettivo governo pubblico partecipato dell’acqua.
Questi obiettivi, al di là di mere dichiarazioni di principio, sono stati disattesi dal Comune di Napoli e dal consiglio d’amministrazione dell’Ato 2.
Dal Comune e dagli assessorati competenti, attraverso un razionale coinvolgimento e valorizzazione delle istanze partecipative e nel rispetto della Convenzione di Aarhus, si sarebbe aspettata un’azione più decisa e trasparente verso la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Si sarebbe aspettata un’azione più coraggiosa e meno preoccupata dalle perenni mediazioni e dalle pressioni lobbistiche.
Mille aspettative e dichiarazioni di principio sono cadute nel nulla.
Più volte sono stati offerti studi agli assessorati competenti che dimostravano la percorribilità giuridica dell’opzione veramente pubblica, anche dopo il decreto Ronchi, ma sono stati sempre accantonati o non presi nella giusta considerazione.
Più volte è stato chiesto agli organi competenti del Comune di Napoli di promuovere un tavolo tecnico al fine di definire con la Regione e con il consiglio d’amministrazione dell’ATO 2 i vari passaggi giuridici ed economico-aziendali per procedere ad una vera ripubblicizzazione, ma queste sollecitazioni ed inviti sono caduti sempre nel nulla.
Più volte è stato detto, con argomentazioni giuridiche che, al di là delle pur necessarie normative nazionali e regionali, i comuni da subito dispongono del diritto-dovere di ripristinare la gestione diretta dell’acqua pubblica.
I Comuni hanno doveri e responsabilità politiche e amministrative che li pongono al centro del processo di ripubblicizzazione. Purtroppo, nell’azione dell’ assessorato competente del Comune di Napoli, non abbiamo visto una vera e precisa volontà in tal senso.
Non c’è più tempo da aspettare, l’ultimo e decisivo attacco ai beni comuni è ormai partito. Il fronte dell’acqua pubblica va al più presto compattato intorno ad una nuova dimensione etica della responsabilità pubblica e della gestione dei beni comuni.
Invitiamo ancora una volta il Comune di Napoli a promuovere da subito, con l’emanazione di una delibera ad hoc, l’istituzione di un tavolo tecnico, con la partecipazione della Regione Campania e del consiglio d’amministrazione dell’ATO 2, al fine di porre in atto tutte quelle misure normative necessarie per affidare ad enti di diritto pubblico, la gestione del servizio idrico integrato.
Aspettiamo fatti, non parole e dichiarazioni di principio, al fine di poter mettere in essere il vero processo di ripubblicizzazione dell’acqua in questa nostra città di Napoli.
Alberto Lucarelli
Alex Zanotelli