Circolare Rete Quarrata Agosto 2011 - Quale economia oggi?


La grave crisi economica che stiamo attraversando, con il suo carico di milioni di disoccupati solo in Europa, e con le conseguenze ancora più gravi per i popoli appartenenti alle nazioni più sfruttate e disagiate, ha portato di nuovo in grande evidenza il tema dell'economia nel dibattito politico, sociale, culturale e etico.
La crisi, generata da speculazioni finanziarie di natura puramente legata all'accumulazione dei profitti, ha fatto precipitare il mondo in una recessione alla quale però non sembra aver fatto seguito una seria ridiscussione dei principi fondamentali dell'economia, sedimentatisi ormai come quasi-dogmi nell'insegnamento e nella prassi economica odierna.
Si cerca di frenare la natura puramente speculativa della finanza, si cerca di limitare lo strapotere delle banche, dopo che la mano pubblica, cioè noi, ha salvato dal fallimento molte di esse, ma non pare avvertire a livello globale, da parte dei detentori del potere politico-economico, un desiderio vero e profondo di trasformazione della realtà di grave ingiustizia in cui versa ancora l'intera umanità.
Si tentano rimedi parziali per calmare i mercati, quindi ci si piega di nuovo alla dittatura della finanza. L'incapacità di fare una scelta comune sulla necessità di tassare le transazioni finanziarie, é la conferma che l'economia é ancora in mano a poche strutture di potere che esercitano la loro influenza impedendo reali trasformazioni e imponendo invece grossi sacrifici alle famiglie, ai poveri, per gestire la crisi e non mettere in pericolo i profitti accumulati.
I dati statistici nella loro sintetica crudeltà ci offrono ancora uno scenario di grande sofferenza per le vittime della storia, per la grande maggioranza degli abitanti del Pianeta.
La distanza tra i più ricchi e i più poveri é in costante aumento e i primi si disinteressano completamente di questa grave e grande disuguaglianza.
Riccardo Petrella con la sua estrema chiarezza e semplicità ha da tempo elencato i nuovi sei comandamenti su cui si basa l'attuale società. Da quel precursore che é, lo evidenziava con chiarezza già nel 1997.
Primo: non opporrai alcuna resistenza alla mondializzazione delle imprese, dei mercati, dei capitali.
Secondo: non porrai limite alla corsa all’innovazione tecnologica.
Terzo: tu liberalizzerai senza alcun freno i tuoi mercati, eliminando qualsiasi forma di protezione dell'economia del tuo Paese.
Questi tre segnalano gli imperativi fondamentali della logica economica, i seguenti tre appartengono alla dimensione dei mezzi per applicare i principi fondativi.
Quarto: dovrai deregolare la funzione economica della società e impedire che gli stati fissino regole specifiche, confidando solo nelle libere forze del mercato.
Quinto: dovrai procedere alla completa privatizzazione di tutto ciò che é privatizzabile.
Sesto: sarai il più forte e, se vuoi sopravvivere, sarai il migliore, il più competitivo.
Riccardo ci ricorda che questi nuovi comandamenti non sono intoccabili, sostenendo una nuova narrazione del mondo fondata su principi umani tendenti a realizzare una vera politica dei Beni Comuni.
Concretamente evidenzia che questa alternativa deve fondarsi sui seguenti principi:
il principio della vita per tutti, alternativo al principio della sopravvivenza dei più forti; il principio dell'umanità, alternativo al principio della sopravvivenza assoluta degli stati e della loro proprietà esclusiva sulle risorse naturali;  il principio del vivere insieme; alternativo al principio della competitività per la sopravvivenza, il principio dei beni comuni, alternativo al principio degli interessi dei proprietari privati; il principio della demo-crazia, alternativo al principio della aristo-crazia oligarchica; il principio della responsabilità, alternativo al principio dell'utilità individuale; il principio dell'utopia creatrice, alternativo al principio del pragmatismo cinico.
Ho riletto in questi giorni il documento della Campagna della fraternità della Conferenza episcopale del Brasile del 2010, dove si denuncia con forza l'economia che non rispetta la vita in nome del guadagno illimitato e del profitto. Documento pubblicato in spirito ecumenico insieme alle altre chiese cristiane non cattoliche dal titolo:
Voi non si potete servire Dio e il Denaro. Il contenuto del documento é evidentemente pastorale e profetico, ma principalmente economico. Denuncia le grandi disuguaglianze che sussistono, che invece di migliorare a favore degli impoveriti, si dilatano sempre di più a favore dei ricchi, sia nel mondo e in particolare in Brasile, ponendosi la domanda: l'economia é a servizio della vita oppure é la vita delle persone ad essere schiavizzata dall'economia? E' ancora purtroppo questa seconda prospettiva a prevalere nella realtà odierna per cui in nome del profitto si sacrificano milioni e milioni di vite umane, uomini, donne, bambini/e, non contabilizzati perché senza reddito.
Richiama la vita economica a principi etici. Fondamentali per creare un sistema di reali condizioni di sicurezza e opportunità di sviluppo a partire a partire dai più poveri e i più vulnerabili.
I partiti politici devono essere giudicati a partire dalle politiche economiche che privilegiano e proteggono la vita e la dignità della persona umana, sostengono o no le famiglie e servano il bene comune di tutta la società.
Denunciano che l'economia politica moderna si fonda soprattutto sui pilastri dell'interesse individuale e di una falsa etica individualista. Un'economia capitalistica spesso meramente virtuale,che dipende da vorticosi movimenti finanziari e non genera beni e prodotti a beneficio della gente, ma che serve solamente all'arricchimento di pochi come frutto di speculazioni finanziarie. Continua evidenziando come  il ciclo della moderna economia politica sia un mondo autosufficiente, chiuso a qualsiasi considerazione etica sulla vita, sulla conservazione della natura, sulla giustizia e la speranza umana. Affermando che l'unico valore di questa economia é il lucro!
Da qui deriva uno sviluppo che degrada l'ambiente, tollera e favorisce forme di lavoro minorile e schiavizzato, disoccupazione costante, nuove forme di esclusione sociale, indebolimento dei diritti fondamentali inerenti il lavoro, preoccupandosi unicamente di propagandare una cultura esclusivamente consumistica.
Terminando, il documento dei vescovi, evidenzia l'uso del denaro, che deve essere considerato non un valore assoluto, ma destinato allo scambio dei beni d'uso necessari al sostentamento della vita a livello personale e comunitario per realizzare un vero mondo di giustizia.
Credo che per lottare contro questa schiavitù economica ci sia bisogno di una spiritualità della resistenza e una forza profonda. In grado di amalgamare: denuncia e misericordia, fermezza e tenerezza. Denunciando le politiche oppressive, difendendo in ogni circostanza i poveri.
Mi viene di comparare le riflessioni di Riccardo con quelle dei vescovi brasiliani. Partendo da esperienze e culture diverse, entrambe  arrivano alla medesima conclusione.
Credo che la strada sia mettersi insieme a partire dai problemi reali che affliggono la stragrande maggioranza dell'uomanità. Sollecitando la politica e chi crede in questi valori a lavorare in questa direzione. Unico cammino per salvaguardare e creare un mondo più giusto affinché il sole al mattino possa scaldare tutti a partire da una dignità generale.
A quando quest'alba? E' la domanda a cui necessita la risposta ognuno di noi, nessuno escluso.
Antonio