Editoriale del numero 92

“Non ce ne andiamo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l’inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto”. (Vittorio Arrigoni)

“Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. (don Lorenzo Milani)

Vittorio, “restiamo umani” è ciò che ci hai sempre proposto e che adesso ci hai lasciato. E’ tanto! Allo stesso tempo sarebbe semplice. Adesso siamo sordi a domandarsi: dove stiamo buttando la nostra umanità, la nostra relazione, l’incontro con l’altro, altro che è mia sorella, mio fratello. Oggi ci sono due economie: quella dei beni materiali, e quella dei beni di giustizia. Seguono logiche diverse. Nell’economia dei beni materiali, quanto più si dà in beni, vestiti, case, terre, denaro, tanto meno si avrà. Nell’economia dei beni spirituali, invece, quanto più si dà, quanto più si riceve. Quanto più si consegna, tanto più si ha. Ossia: quanto più amore, dedizione, accoglienza si offre, tanto più si guadagna come persona. Il bene dell’economia di giustizia è l’amore, è dividendolo che si moltiplica. O come il fuoco: è spargendolo che aumenta. Tu eri un uomo di rapporti umani illimitati. Quanto più entravi in relazione, quanto più offrivi in accoglienza, in amore. Sentivi che questo ti arricchiva, ne acquisivi giorno dopo giorno il valore, fino a irradiare in quanto persona tutti coloro che incontravi, con cui collaboravi, in un continuo rischio. Ti sei dato, tanto più ti davi, tanto più ricevevi. Avevi creato un circolo tra dare e ricevere, una vera reciprocità, una vera complementarietà. Tu non eri abituato a prendere ma a condividere. Sentivi sulla tua carne la sofferenza dell’inerme popolo palestinese che chiede solo di coltivare, pescare... vivere! Oggi prendiamo tutto dalla Terra senza renderle niente, senza concederle tempo perché riposi e si rigeneri. Riceviamo senza dare niente in cambio. Abbiamo bisogno di ricreare reciprocità oltre che tra noi anche con la nostra Madre Terra. Urge, quindi, creare la condizione di incontro tra l’economia dei beni materiali e quella dei beni di giustizia. Solo così potremo ristabilire la reciprocità del dare e del ricevere. Ci sarebbe minor opulenza nelle mani di pochi e i molti poveri lascerebbero la propria condizione di miseria e potrebbero ambire a sedersi a tavola, per magiare e bere il frutto del loro lavoro. Vittorio tu ci hai insegnato che è più importante condividere che accumulare, rafforzare il benessere di tutti piuttosto che cercare, egoisticamente, il bene privato.Che cosa ci portiamo via dalla Terra?Solo il capitale spirituale, quello materiale rimarrà qua.
Quel che conta è fare ciò che tu hai fatto: dare. Dare e ancora una volta dare. Solo così si riceve. Questa è la conferma che dando si riceve ininterrottamente amore, riconoscenza e perdono. Al di fuori di ciò tutto è business, tutto è un mercato della vanità. Oggi stiamo negando l’umanità a chi ce la sta chiedendo. Vittorio, tu avevi capito quale era la quota della tua responsabilità. Mi ricordi il Che Guevara: “siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”.
Non conta quanto viviamo ma come viviamo, tu rimarrai in eterno nella nostra quotidiana ricerca di “restiamo umani” di conoscere e vivere profondamente la nostra umanità.

Antonio