Giorgio Morlin - Il Grande Seduttore tra lusinghe e minacce

Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni, dandoci così la vita, ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del nostro cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro” (S. Ilario di Poitiers).
è una citazione di un grande Padre della Chiesa che, nel sec. IV dopo Cristo, mette in guardia i primi seguaci di Cristo dalle lusinghe dell’imperatore Costanzo, figlio di Costantino, l’imperatore che aveva liberalizzato la nuova religione cristiana nel 313 d. C. con l’editto di Milano. Oggi, in un contesto storico certamente molto diverso sul piano culturale e politico, le parole di S. Ilario conservano intatta la stessa forza profetica di quando furono proclamate, circa 1.600 anni fa.
Abbiamo estremo bisogno di questa forza profetica in una stagione, come l’attuale, dove sembra che con il denaro si possa comprare di tutto e di più mentre dilaga una rassegnata sudditanza del popolo servile e inebetito. Ad esempio, con 5.000 €uro o anche più si possono comprare giovani donne, disponibili a passare una notte con il premier Berlusconi. L’infamia dell’episodio in sé non provoca che qualche passeggera reazione e poi tutto ritorna come prima senza particolari sussulti d’indignazione nell’immenso stagno maleodorante dell’indifferenza collettiva. Si possono comprare facilmente anche la dignità e l’onore dei deputati, i quali, sedotti dalla sirena berlusconiana che promette a tutti prebende e poltrone di governo, da un giorno all’altro si rendono disponibili a cambiare partito per indossare la nuova divisa da combattimento del cosiddetto “Gruppo dei responsabili”.
Secondo S. Ilario di Poitiers, da un punto di vista evangelico, la lusinga del potere politico nei confronti della Chiesa, quella che “accarezza il ventre” o che “arricchisce con il denaro” oppure che “invita nei palazzi”, in realtà rappresenta una nuova subdola forma di persecuzione perché “riduce in schiavitù, prende possesso del cuore e uccide l’anima” della Chiesa stessa.
Le lusinghe berlusconiane, ormai da circa un quindicennio e a seconda delle situazioni, delle convenienze o delle connivenze, paradossalmente si alternano agli insulti più virulenti e oltraggiosi, proferiti da un personaggio che si era comicamente presentato agli italiani come il fondatore del “Partito Nazionale dell’Amore”. Insulti contro i politici del centrosinistra, definiti “mentecatti” (4-IV-2000), contro gli elettori del centrosinistra, chiamati in TV “emeriti coglioni” (4-IV-2006), contro i giudici italiani, “affetti da turbe psichiche e antropologicamente tarati” (19-IX-2003), contro l’ex capo dello Stato Scalfaro, villanamente insultato come “serpente, traditore e golpista” (16-I-1995), contro l’onesto Prodi, pubblicamente oltraggiato come “un leader d’accatto” (22-II-1995), contro il politico Veltroni, giudicato “un uomo miserabile” (4-IV-2000), e via insultando in un vortice d’isteria paranoica senza ritegno alcuno. Fino ad arrivare alle grandi istituzioni statali, come Corte costituzionale e Magistratura, tutte “covi di comunisti infiltrati”.

Ogni settimana sempre più e sempre peggio fino ai nostri giorni in cui, ad esempio, il premier, davanti ad un fantomatico nuovo gruppo politico di cosiddetti “cattolici riformatori”, urla che la scuola pubblica italiana va contrastata perché è “un’istituzione che inculca ai ragazzi idee diverse da quelle della famiglia” (27 febbraio 2011). E, proprio alla fine di quel comizio e con la sua usuale cialtroneria, il premier si rivolge all’assemblea osannante, soprattutto alle ragazze, invitando tutti i presenti al “bunga bunga” per quella serata. Subito dopo questa ennesima scemenza, scroscia inevitabile e fragoroso l’applauso dell’assemblea ipnotizzata da un clown circense travestito da politico. Si ha la surreale impressione di trovarci a vivere nel Berlusconistan, nuovo nome fittizio con cui ormai la stampa inglese definisce ironicamente l’Italia.
Però, alla disperata ricerca di sostegno dei settori dell’opinione pubblica a lui più tradizionalmente vicini, Berlusconi mette in cantiere un sostanzioso pacchetto di beni pubblici sul mercato. Da offrire alle gerarchie ecclesiastiche in cambio di appoggio politico o di un semplice silenzio-assenso. È qui che il furbo venditore scopre le sue carte, mettendo sul piatto della bilancia quei valori che l’istituzione ecclesiastica da sempre riconosce “non negoziabili” (famiglia, scuola privata, bioetica, ecc.) scambiandoli con tangibili benefici legittimati da qualche apposita normativa ad hoc, come l’esenzione Ici per le strutture assistenziali della Chiesa italiana. Un regalo da circa 700 milioni di €uro, deliberato nel gennaio 2011, proprio alla vigilia del Consiglio permanente della CEI. Nel caso, però, che quella stessa Chiesa così beneficiata e omaggiata si azzardasse a criticare i comportamenti del premier, allora scatta immediatamente una micidiale campagna di killeraggio mediatico contro il malcapitato autore di un’azione del genere. È proprio quello che è successo nel settembre 2009 a Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, solo perché si era permesso di formulare qualche timidissima critica sugli scandali sessuali del premier Berlusconi.
Allora, se tale è la disastrosa situazione etica in questa tristissima stagione italiana che stiamo attraversando, per non farci risucchiare dentro un perverso circuito senza uscita e per salvaguardare il cuore del Vangelo di Cristo e l’autentica anima della Chiesa prima che sia troppo tardi, è necessario che vescovi, preti e semplici fedeli pongano in essere gesti alternativi che attualizzino l’appello di S. Ilario di Poitiers, valido per i cristiani di ieri come per quelli d’oggi. Un appello che, con il pressante richiamo alla profezia più che alla diplomazia e con l’offerta di speranza a milioni di cattolici italiani sempre più smarriti, sia in grado di avviare nuovi progetti per ricucire insieme un tessuto, ecclesiale e civile, molto lacerato dopo decenni di progressivo e diffuso degrado sul piano etico e culturale.