Circolare Rete Quarrata marzo 2010


Carissima, carissimo,
è una constatazione banale riconoscere che stiamo vivendo un’epoca di crisi in cui sembrano venir meno i punti di orientamento fondamentali per la vita umana.
Meno scontato, invece, è rendersi conto che la crisi attuale non è un semplice oscuramento delle certezze, ma lo sbriciolarsi dell’umanità dell’uomo, che sprofonda in una specie di abisso silenzioso la cui verità ultima è la morte. La cronaca attuale è abbastanza eloquente al riguardo.
Nel mondo, donne e uomini lottano e muoiono per le troppe libertà negate. In Italia invece corriamo il rischio di essere schiavi di un benessere economico che ci ha sedotti e affascinati con modelli di successo facile. A volte siamo come incatenati, mentre abbiamo bisogno di avere sete e fame di libertà per volare alto con il cuore e con la mente.
C’è molta sete di libertà, che significa saper individuare la strada che conduce a realizzare il proprio progetto di vita, nascosto dentro di noi, quello che sentiamo, che ci realizza pienamente.
E’ importante saper valutare se le nostre scelte quotidiane riescono a concretizzare questo nostro bisogno, questo nostro obiettivo.
Viviamo in una  società caratterizzata da un senso di precarietà del presente e di incertezza del futuro. Abitiamo un mondo che sembra sfuggire al nostro controllo e impedirci di capire dove stiamo andando. Da tutte le latitudini le società civili invocano giustizia, libertà, verità, pace e riconciliazione. La crisi finanziaria colpisce l’Occidente, mentre la fame si abbatte sul Sud del pianeta togliendo la vita a milioni di uomini donne e bambini nell’indifferenza generale. Chi ha chiude la porta, chi soffre tende la braccia guardandoci negli occhi senza incontrare i nostri...
La democrazia è ormai ridotta ad uno show per cittadini spettatori.
Credo che sia giunto il tempo perché ognuno di noi esca allo scoperto per condividere la corresponsabilità di una Terra futura, di una Terra Madre per tutti.
A volte, mediante le nostre scelte quotidiane, diventiamo complici di meccanismi economici e politici che generano ingiustizie sociali. In realtà, bisognerebbe accogliere e non emarginare le persone che fanno fatica a vivere. Come? Mediante una solidarietà intelligente, ossia un’azione che rimuova le cause dei problemi e non si limiti all’assistenzialismo. Quando andiamo a fare la spesa, per esempio, impariamo a favorire la filiera etica comprando prodotti di imprese che rispettino i lavoratori e l’ambiente. Anche questo è un modo concreto per promuovere una politica del bene comune.
Prendiamo esempio dalle lotte di alcuni popoli latinoamericani: Bolivia, Ecuador e Paraguay, che nelle loro “Carte Costituzionali” hanno messo il “buon vivere”, patrimonio delle tradizioni indigene, questi è indicato come l’obiettivo sociale che deve essere perseguito dallo Stato e da tutta la società. Quindi non il “vivere meglio”, che suppone un progetto illimitato non sostenibile e che richiede per molti, la maggioranza, il “vivere male”, ma il “buon vivere”, che mira ad un’etica del sufficiente per tutta la comunità e non solo per l’individuo, in profonda comunione con la Madre Terra che ci ospita.
Oggi la stragrande maggioranza dei popoli vengono sempre più impoveriti, esclusi e schiacciati dal peso della miseria, costretti a prendere la via dell’immigrazione. Non possiamo più accettare che il Mediterraneo diventi il cimitero di tanti fratelli e sorelle. Si stima che nei suoi fondali ci siano dai 15 ai 20mila cadaveri.
Padre Zanotelli e molti vescovi africani che hanno partecipato al recente Sinodo che si è svolto nello scorso ottobre a Roma, avevano proposto di andare a Lampedusa per fare una solenne celebrazione in ricordo di questa tragedia, le “alte sfere vaticane” non l’hanno ritenuto necessario. Un amico sacerdote ci ha raccontato che gli emigranti di fede cattolica che salgono sulle barche della speranza, in mezzo al mare pregano recitando il Padre Nostro, e quando arrivano al “liberaci dal male”, aggiungono dal “mare” e dai “Maroni”.
Le nostre azioni quotidiane devono condurre all’accoglienza e non al rifiuto, all’impegno di non generare o fomentare paure contro gli stranieri attraverso l’equazione “immigrato=ladro o addirittura assassino”, ma diffondere una vera solidarietà che indichi invece reciprocità di diritti e di doveri nel costruire un mondo giusto e fraterno, mediante la convivialità delle differenze, andando a capire quali sono i “veri processi di espulsione”, vera causa della fuga di milioni di poveri dai loro paesi nativi.
Pensare. Dovrebbe essere una caratteristica fondamentale della persona. Ma quanto poco pensiamo al giorno di oggi! Tutti sembrano voler pensare per noi e offrirci le soluzioni già confezionate. Eppure, senza la capacità di pensare, difficilmente usciremo dalle contraddizioni in cui viviamo. Prendiamoci il tempo di riflettere, di capire il momento che stiamo vivendo. Senza questo, senza conoscere un po’ meglio la società e i suoi meccanismi, senza domandarci dove stanno le cose davvero importanti  su cui vale la pena spendere tempo ed energie, senza diventare un po’ contemplativi, senza scoprire le ricchezze nascoste in ogni persona, faremo unicamente ciò che fan tutti, che di solito coincide con gli interessi dei grandi di questo mondo.
Darsi del tempo per pensare è, dunque, il primo passo per recuperare aspetti essenziali della vita che gli impegni di ogni giorno portano a farci trascurare.
Il mese di marzo è spesso particolare, questo lo è ancora di più, oltre al tempo di Quaresima, il 24 sarà il 30° anniversario dell’assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato mentre celebrava l’eucarestia, durante l’elevazione, dagli squadroni della morte del partito di Governo. La sua voce si era levata alta, forte e chiara troppe volte in difesa del popolo salvadoregno, brutalizzato dal governo dei militari, denunciando senza nessuna remora i responsabili, chiamandoli per nome. Fino a urlare durante un’omelia: in nome del mio Popolo non tacerò! Ancor oggi, purtroppo, nelle alte sfere vaticane è considerato solo uno “zelante pastore”. Benedetto XVI intervistato durante il volo che lo portava in Brasile per l'Assemblea dei Vescovi Latinoamericani -2007- alla domanda se era maturo il riconoscimento di monsignor Romero a santo rispose: “No, sarebbe un santo di parte!” Ma forse è un bene, perché le comunità ecclesiali di base latinoamericane lo acclamarono subito “San Romero d’America”. Oggi, urge, necessita la presenza di testimoni credibili e totali come Oscar Romero. Segno fondamentale per comprendere la profondità, la verità del Vangelo e fare realmente  Pasqua!
Il prossimo 24 marzo lo ricorderemo insieme a tutti i martiri senza nome, agli affogati del mediterraneo, ai non accolti, agli abbandonati, ai milioni di sofferenti che continuano a fare fatica, che ci allungano un braccio per chiederci vita...
Antonio


Ti aspettiamo a Santomato (Pistoia) presso la chiesa parrocchiale il 24 marzo alle ore 20.30, saranno con noi:
Frei Betto, domenicano brasiliano incarcerato e torturato dalla dittatura brasiliana
mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea
Maurizio Chierici, giornalista e scrittore
don Alessandro Santoro, Firenze
Raffaele Luise, vaticanista GR1
don Paolo Farinella, chiesa di San Torpede (Genova) e molti altri sacerdoti a concelebrare.



Ricordiamo ad ognuno l'autotassazione a sostegno dei progetti.

Invitiamo, chi può, a inviare un contributo straordinario a sostegno dei nostri due progetti ad Haiti in uno dei due modi seguenti.
Sul c/c bancario intestato a: RETE RADIÉ RESCH c/o BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI VIGNOLE
iban: IT42 M 08922 70500 000000004665 indicando la causale.
Sul c/c postale n. 11468519 intestato a: RETE RADIÉ RESCH.