Mario Bandera - Cambiare si può anzi si deve… Quando si comincia?

Da oltre un secolo le Settimane Sociali dei Cattolici accompagnano il cammino della Chiesa italiana; le tappe di questo tratto di strada sono tutt’ora l’occasione privilegiata per gli operatori pastorali di incontrarsi, confrontarsi, sostenersi e guardare avanti in vista del traguardi futuri. Ciò che colpisce di questi appuntamenti, è che i partecipanti sono in gran parte l’espressione del “sommerso” più vivace e determinato del mondo cattolico italiano. Si ha quasi la percezione fisica che tutto quel variegato mondo che attiva i mille rivoli di solidarietà che sanno arrivare fino alle zone più periferiche del nostro paese sia rappresentato dai volti sorridenti di umili e tenaci “peones” della pastorale, che incaricati di “tenere le posizioni”, con fatica e passione tenace restano a tutt’oggi dei protagonisti della vita pastorale italiana.
Il tema del convegno si presentava denso di prospettive a partire già dal titolo: “Cattolici nell’Italia di oggi” e dal conseguente sottotitolo: “Un’agenda di speranza per il futuro del paese”. Inutile dire che questa dimensione delineava, sin dall’avvio dei lavori, quanto sia importante vivere da credenti nella società odierna e testimoniare la propria fede senza chiudersi nelle sacrestie ma avendo il coraggio di procedere verso un orizzonte in cui non il buio della rassegnazione ma la luce della speranza sono il riferimento fondamentale per il cammino della comunità cattolica, laica e civile del nostro paese. Le relazioni introduttive, di elevato contenuto culturale e pastorale, hanno avuto il pregio di porre le basi per un confronto nelle assemblee tematiche che, partendo proprio dai contributi offerti, hanno allargato ulteriormente le prospettive di fondo dell’assemblea calabrese, declinandole nella variegata vivacità delle diocesi italiane.
“L’umile fierezza” evocata a più riprese in alcuni passaggi evidenziava ancora una volta che la componente cattolica in Italia non è né marginale né elitaria. I cattolici, infatti, sono a pieno titolo fondatori e protagonisti di questo nostro paese, ricco di contraddizioni ma splendido nel suo tessuto vitale. Ricordiamoci che in Italia si è arrivati a realizzare l’unità della nazione a scapito del potere temporale dello stato della Chiesa, senza perdere il ricco patrimonio di fede del popolo italiano. A partire dal Risorgimento quindi, la consistenza della comunità cattolica e la peculiarità delle sue menti più brillanti, hanno permesso di intraprendere un cammino che, pur ricco di luci ed ombre, ha portato l’Italia a traguardi inimmaginabili. Lo stesso discorso si può applicare per quel secondo Risorgimento che è stata la Resistenza, per l’elaborazione della nostra Carta Costituzionale e per il consolidamento della democrazia in tempi recenti, dove il ruolo dei cattolici è stato fondamentale nel porre le basi dell’attuale ordinamento repubblicano.
Parafrasando San Paolo, questi concetti sono stati espressi in assemblea ribadendo che l’essere cattolico oggi in Italia sottintende una concezione di vita e di fede che spiana il cammino per una convivenza fraterna basata sul rispetto e sulla tolleranza; per questo i cattolici in Italia sono coloro che mostrano come si può vivere senza distinzioni geografiche, come affermava molto bene Savagnone: “non esiste più né milanese, né bergamasco, né siciliano, né terrone, ma solo cristiani”. Se a queste parole si aggiungono gli scroscianti applausi, che l’assemblea riservava ad ogni passaggio in cui veniva posto in evidenza quanto sia importante difendere la dignità dell’uomo da qualunque parte esso provenga (sia pur approdato sul suolo italico nella speranza di un futuro migliore) si avrà la esatta percezione di quanto la parte sensibile della comunità ecclesiale presente a Reggio Calabria, sia lontana anni luce dalle derive xenofobe e razziste che albergano in certi partiti politici che hanno la faccia tosta di presentarsi come difensori dei “valori cristiani”.
A Reggio Calabria, è stato ribadito che la difesa della vita dal suo concepimento al suo termine naturale include il rispetto che le è dovuto in ogni stagione dell’esistenza umana; una vita senza dignità è una vita misera e scialba. Dichiarando il loro impegno per la vita “tout court” i cattolici italiani si giocano la loro credibilità su questo principio nella capacità di difendere sempre e comunque la dignità della persona umana.
La suggestiva idea di aprire un’agenda che fosse feconda di speranze per il futuro del nostro paese, ha fatto si che il vecchio e il nuovo, si intersecassero felicemente originando stimolanti prospettive per il futuro.
Uno dei temi più cari ai cattolici italiani è certamente quello della famiglia, un tema delicatissimo che però può prestarsi a letture ambivalenti se non equivoche; difatti, se il banchiere Gotti Tedeschi presidente dello Ior, si autoincensava svelando al migliaio di persone presenti quanto sia meraviglioso essere papà di cinque figli, i delegati stipati sul loggione si chiedevano se, potendo contare solo sullo stipendio di un metalmeccanico, di una commessa o addirittura con un lavoro interinale, avrebbe messo al mondo lo stesso numero di figli!
La questione della famiglia è risultata centrale non solo nei contributi e nelle introduzioni dei gruppi tematici (anche perché la sintonia di pensiero portava i partecipanti a ritenere che oggi più che mai, dal Nord al Sud del Paese, la famiglia resta la vera rete di protezione per i giovani). L’aver tenuto ben fermo il concetto di famiglia, ha fatto si che il tessuto sociale del nostro paese reggesse anche nel bel mezzo delle crisi finanziarie che periodicamente si abbattono sulla società italiana. In famiglia si nasce, si cresce, si è educati, nella famiglia si trova conforto nelle difficoltà e soprattutto è un porto sicuro dove trovare riparo nelle avversità. In tempi di crisi economica come quelli che stiamo vivendo, quasi tutte le famiglie italiane hanno i loro “cuccioloni” da proteggere ed aiutare, ma questo evidenzia ancor di più quanto le politiche sociali che dovrebbero sostenere le famiglie, siano ben lontane dall’essere state realizzate. A tutto ciò si aggiunge che quello che possiamo definire “patrimonio familiare” (che non è mai il frutto del lavoro di una sola persona ma l’insieme degli sforzi e dei risparmi che più generazioni hanno accumulato per contribuire al benessere dei componenti la famiglia) è ormai ridotto all’osso, data la continua erosione di quanto risparmiato con tanti sacrifici. Molte in questo senso le affermazioni che illustravano come senza l’aiuto di una società che diventa sempre più vecchia, i giovani non avranno molte possibilità di prospettive per il futuro.
Su questo tema le accuse alla classe politica sono state molto pungenti per non dire feroci, in quanto la difesa di alcuni principi legati al ruolo della famiglia, è andata di pari passo con la latitanza conclamata dei responsabili della cosa pubblica che sono riusciti nell’epica impresa di collocare l’Italia negli ultimi posti delle classifiche europee per quanto riguarda gli incentivi da offrire alle famiglie in difficoltà.
Nella maratona dei lavori di gruppo emergeva da più voci come i cattolici italiani e ancor di più i loro pastori, dovrebbero mettere in evidenza quanto gli atteggiamenti che tolgono speranza al futuro del paese come il lavoro nero, l’evasione fiscale, le morti bianche, la xenofobia emergente, l’imbarbarimento del clima politico e via discorrendo, andrebbero stigmatizzati senza tanti giri di parole dando spazio alle voci profetiche anche se scomode, senza ripiegarsi su posizioni defilate per non creare troppi problemi.
Su questa prospettiva si può dire che l’applauso prolungato riservato a Giovanni Ramoni, dell’associazione Giovanni XXIII, quando ha detto che per i cattolici è inammissibile restare in silenzio mentre lo Stato finanzia strumenti di morte (come gli aerei da combattimento F35) sottraendo in tal modo fondi che potrebbero essere proficuamente destinati alla ricerca, alla scuola, alla sanità, interpretava molto bene le attese dell’assemblea reggina.
Il tema della legalità è stato un po’ la “colonna sonora” che ha permeato l’atmosfera delle Settimane Sociali; molti delegati hanno detto che continuare ad invocare il rispetto della legalità da parte degli extracomunitari mentendo tranquillamente sulla dichiarazione dei redditi è un comportamento che di cristiano ha ben poco. Pertanto se il rispetto della legge deve essere un criterio fondamentale per tutti i cittadini, a maggior ragione i cattolici devono dare l’esempio. Particolarmente acuta anche l’osservazione in cui veniva sottolineato che non basta proclamare a parole il rispetto della legge, se le leggi sono fatte a proprio uso e consumo. Su questo argomento non bisogna transigere anche perchè spesso e volentieri proprio coloro che si inchinano deferenti di fronte alle istituzioni ecclesiali, sono gli stessi che partecipano volentieri a sagre, processioni e feste patronali; essi hanno un atteggiamento che esteriormente esprime ossequio verso la Chiesa, ma allo stesso tempo non ritengono affatto che il rispetto della legge sia un atteggiamento fondamentale per il cristiano prima ancora che per il cittadino.
Concludendo si può dire che la Settimana Sociale ha stimolato il mondo cattolico a liberare quelle energie potenziali che sono linfa vitale per l’Italia d’oggi. La necessità di valorizzare i luoghi dove il cristiano è chiamato ad immettere tutto il suo vigore per aiutare i giovani a guardare con fiducia il futuro, va sostenuta valorizzando ancora di più il ruolo del laicato chiamato a confrontarsi con il mondo dove la realtà odierna attende di essere trasformata dal lievito del Vangelo di cui i cattolici non sono solo dei custodi gelosi ma dei testimoni appassionati ed innamorati, in grado di contagiare qualsiasi realtà. Non fuggire quindi dai problemi che questo affascinante terzo millennio ci presenta, ma inserirsi coraggiosamente nel vivo del tessuto quotidiano raccogliendone le sfide con la consapevolezza che il mondo può essere trasformato. La Storia lo attesta e il cammino dei cattolici italiani rende credibile che cambiare si può e anche si deve: in fondo non bisogna fare altro che continuare un cammino aperto da generazioni di cattolici che hanno dato anima e spessore al nostro paese e inserirsi nel solco da loro tracciato.