Circolare Rete Quarrata Febbraio 2009

Carissima, carissimo,
dopo la "festa" di Belem, la capitale del Pará-Brasile, dove si è svolto il Forum Sociale Mondiale, immergersi di nuovo nella realtà italiana è particolarmente amaro. La tristezza del panorama politico incentrata sull'egocentrismo di Berlusconi, impegnato a trasformare tutto in proprietà privata.
Dal 1994, salvo qualche breve parentesi che ha portato a farci ancor più del male, domina con "il tutto é mio e degli amici". Fa leggi per non essere disturbato, segna sulla mappa il territorio per dire che è "suo". Inventa qualsiasi cosa per stabilire e fare valere il principio di proprietà, salvando chi ha determinando questo stato di crisi, facendola pagare a chi già fa fatica. Una vecchia regola. Ancora una volta i ricchi sono salvati e i poveri lasciati nella scialuppa, in balia delle onde.
Di fronte a ciò, quando riannoderemo i fili di una cultura politica centrata sul bene comune, che stimoli i giovani a superare il rischio dell'indifferenza o diserzione dalla partecipazione democratica, e rianimi la crisi politica attuale, alla ricerca di una rinnovata etica pubblica. Spesso evocata dagli attuali politici, ma quasi per niente praticata, se non sostanzialmente disattesa nella realtà quotidiana delle scelte a tutti i livelli. La vera politica oggi è essere al servizio del bene comune, ciò non può essere frutto di trattativa.
Urge il ritorno alla democrazia partecipativa. E' questa presa di coscienza che può risolvere realmente i problemi: da quello economico alla vivibilità.
Deve essere "affermata" la solidarietà come valore fondante di tale società, superando l'attuale egoismo generazionale per tornare a parlare di un senso di appartenenza alla comunità.
I nostri attuali politici, purtroppo anche quelli di cui ci siamo fidati e che dicono di rappresentarci, spesso sono solo dei "gestori" della politica.
In Brasile si ringrazia moltissimo con le parole o con i gesti, questa sapienza dei poveri aiuta noi, che siamo più abituati a pensare al futuro che a vivere il presente, a imparare a ringraziare la vita in tutti i suoi dettagli faticosi e dolci.
Saper dire grazie, forse dovrebbe essere una pratica che dovremmo praticare nella nostra vita. Grazie per tanti motivi, ma in particolare per l'altro che ci fa complementari, donandoci la vita. In questi giorni è salita alle cronache l'uscita in Germania di un libro scritto dall'attuale vescovo della Diocesi di Monaco-Germania, mons.Reinhard Marx, retta dal 1977 al 1981 dall'attuale papa Benedetto XVI.
Il testo è una critica durissima al neo capitalismo attuale alla stregua di quello più noto di Karl Marx. Nessun vincolo di parentela tra i due, solo una singolare coincidenza. Mons. Marx non è nuovo a prese di posizione coraggiose per ribadire i principi del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa in netta contrapposizione con l'attuale ordine economico mondiale.
Intervistato, ha dichiarato senza mezzi termini che: "un capitalismo privo di un quadro etico è nemico del genere umano", ma nel suo testo si spinge oltre affermando che: "un capitalismo privo di umanità, solidarietà e giustizia è da considerarsi immorale e senza futuro". Mons. Marx invoca una riforma dell'attuale mercato e dei suoi innumerevoli e inaccettabili eccessi alla stessa stregua della critica marxiana, scrivendo: "questa non è da considerarsi un'utopia, bensì un'autentica necessità per il bene dell'umanità intera",
e ancora: "la dottrina sociale della Chiesa costituisce di per sé un'antitesi a questo capitalismo, dove i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi". Lucido nel declinare i valori del Vangelo in chiave contemporanea, riferendosi al grave problema ambientale che diventa una questione etica, perchè sarà soprattutto il mondo impoverito a subirne le conseguenze afferma: "sono le persone e la terra intera il vero capitale e la Chiesa è chiamata a lottare con unghie e denti per difenderli".
Sappiamo che la paura del nuovo è sempre in agguato, sempre più delirante. Queste riflessioni di mons. Marx devono infonderci un nuovo coraggio per passare dalla paura, alla responsabilità, alla felicità.
Il segreto della felicità non è diventare ricchi e famosi e neppure vincere alla lotteria, ma molto più semplicemente frequentare persone serene e soddisfatte della propria vita. La felicità è quindi contagiosa. Usciamo di case e incontriamo le persone. Tutti!
Saluti e pace,
Antonio



Ma dov'era l'Africa al Social Forum Mondiale?

A Belem ci si aspettava tanta gente e questo è avvenuto. Di solito un forum mondiale organizzato in Brasile
non lascia mai gli organizzatori insoddisfatti.
E infatti nelle registrazioni via internet e manuali fatte nei mesi e giorni precedenti l’evento, circa 150 Stati
di tutto il mondo della società civile avevano aderito a questa 9° edizione del forum sociale mondiale di
Belem. Più di 2400 eventi e incontri a tema organizzati dalle 5176 associazioni e organizzazioni di tutto il
mondo registrate. Il tutto in 4 giorni includendo anche la marcia d’apertura sotto una pioggia martellante
del primo e anche dell’ultimo giorno. Insomma il forum è terminato come era iniziato. Sotto la pioggia torrenziale.
D’altronde come durante tutto l’arco di questo tour de force: kilometri percorsi a piedi sotto il sole o
la pioggia. Dipendeva dai gusti. L’acqua della pioggia che ci ha ricondotto alla foresta Amazonica ma anche
all’ecologia e alla biodiversità. A tanti altri temi locali e mondiali che si sono susseguiti come ogni social
forum mondiale. L’ecologia però rappresentava la novità un po’ speciale di questo forum proprio per il luogo
dove si svolgeva: la Regione Amazzonica.

Da Nairobi a Belem…

E’ stato il mio terzo social forum mondiale. Il primo a Porto Alegre sempre in Brasile nel 2005 è stato sicuramente
molto più internazionale di quello vissuto qui a Belem. In Africa, a Nairobi nel 2007, in mezzo a
quelle 50.000 persone presenti una buona parte era da vari paesi. Nonostante le grandi difficoltà organizzative
e di etica da parte degli organizzatori il forum africano aveva avuto un impatto molto più internazionale
di questo ultimo.
A parte il primo giorno del forum con la giornata Pan-Amazonica, la centralità della giornata è stata sulla
realtà della foresta Amazonica per celebrare i 500 anni di resistenza; conquista e prospettive afro-indigene e
popolari; della distruzione dell’ecosistema e del lavoro schiavo. Non c’è mai stato un grande interesse mediatico
internazionale, italiano e neanche locale, se non per qualche televisione locale. Così come mi confermavano
amici brasiliani con i quali avevo condiviso nei giorni successivi le mie impressioni. E questa è una delle
sfide di fronte al movimento internazionale.
Davvero questo movimento diventa sempre più internazionale? Oppure è sempre più Latino Americano o
meglio Brasiliano? Qualche dato per essere più chiari.
Negli ultimi 7 forum sociali mondiali: 5 sono stati organizzati in Brasile (4 a Porto Alegre e 1 a Belem), 1 a
Mumbai (India – Asia), 1 a Nairobi (Kenya – Africa). C’è uno squilibro di 5 a 1 a 1 che ci deve far riflettere
se vogliamo far crescere il movimento soprattutto in continenti come l’Africa o Asia, dove la dimensione
sociale, politica, democratica e di liberazione è ancora scarsa, debole e di nicchia.
In questo forum di Belem i partecipanti alla fine saranno stati circa 120-130.000 sparse nelle due aree delle
Università Federale e Rurale distanti tra loro di qualche kilometro. Almeno il 90% di queste persone erano
brasiliane e circa il 70% dello Stato del Parà. Dovunque andavi gli incontri erano quasi esclusivamente in
portoghese e quei pochi meetings dove c’era più internazionalità i brasiliani erano pochi. Molti incontri erano
su tematiche molto locali e con poco respiro internazionale. Insomma sembrava di essere al Social Forum del
Brasile con alcune migliaia di partecipanti da altre parti del mondo (circa 10.000 compreso l’America Latina).

“Essere di parte”

Il rischio di chi sta nel comitato internazionale del movimento è di “essere di parte”. Anche se non viene mai
ammesso ufficialmente. I dati credo parlino da sé, se vogliamo leggerli in trasparenza, prospettiva e in continuità.
Non possiamo rafforzare movimenti e dinamiche solo in una parte del mondo a discapito di altre che
sentono fortemente affossate le loro istanze di cambiamento per un nuovo mondo possibile che si costruisce
insieme a tutte le forze mondiali. Per esempio il continente Africano: sicuramente il più abbandonato e
dimenticato da tutti. Anche dal movimento sociale mondiale? Non basta un social forum organizzato in
Africa e lasciato nelle mani di poche ngos (organismi non governativi) e un gruppetto di persone che se ne
fanno un baffo di etica sociale e morale, che non sono “preparate ad affrontare pubblicamente nel loro paese
e continente” la lotta al neoliberismo e capitalismo. Che mancano di prospettiva futura per costruire un
movimento e networks per un miglior futuro del paese, dell’Africa e di conseguenza del mondo. Ci vuole più
saggezza e capacità di lettura storica, politica, sociale, culturale e anche religiosa per chi dà responsabilità così
importanti e delicate. Se si vuol credere davvero che un mondo diverso è possibile bisogna coinvolgere tutte
le realtà storiche, sociali, politiche e religiose presenti in ogni continente, specialmente quello Africano.
A Belem le chiese e altre religioni erano presenti nella tenda ecumenica e interreligiosa ma con poca forza
propositiva e sinergia. Anche queste chiese e movimenti religiosi sono presenti in tutto il mondo e debbono
essere parte integranti e ulteriore forza di un movimento sociale che è ampio, diverso, politico, internazionale
e plurale. La forza d’impatto che hanno le religioni nel mondo nella lotta per l’affermazione della giustizia
e dignità, dei diritti umani, della democrazia è enorme e incalcolabile. Un esempio fra i tanti può essere
il ruolo del Dalai Lama e dei suoi monaci nel Tibet negli ultimi anni. D’altronde il forum di Nairobi nel
2007 lo aveva dimostrato ampiamente. Non possiamo non riconoscere il grande merito e forza che le chiese
cristiane e altre religioni hanno portato nel primo forum africano. Senza di esse sarebbe stato davvero un
fallimento. Quindi anche questa è una delle sfide per il comitato internazionale e per il movimento sociale
mondiale. Entrare in ascolto dei segni dei tempi che premono, della volontà di parlare una “lingua comune”
e allo stesso tempo rispettosa delle diversità delle lotte che si portano avanti in varie parti del mondo. Non si
è in contrapposizione o in competitività ma in sinergia per credere davvero “another world is possible even
in Africa”! “Un altro mondo è possibile” d’altronde se ha anche all’interno una spiritualità incarnata nei vari
contesti per un vero cambiamento sociale, politico, economico ed ecologico.

Ma dove va il Social Forum?

Ho partecipato a vari seminari, workshops ed eventi organizzati. Uno in particolare mi ha colpito perché
aveva una connotazione piuttosto internazionale dove stranamente si parlava in inglese, lingua franca fra
i partecipanti. Molte persone e da diversi continenti ma pochi brasiliani. Il titolo era: Il futuro del forum
sociale mondiale. Tra una decina di relatori, personaggi come Walden Bello, Chico Whiteker, Francois Houtart
(tra i fondatori del movimento sociale mondiale) e tanti altri. Tutti rappresentavano vari continenti ma
anche il Comitato Internazionale organizzativo dei forum sociali. Colpiva la mancanza di rappresentanti del
continente africano sia tra i relatori che dal Comitato Internazionale. Tra il pubblico solo un paio di persone
africane. Credo che alla fine del forum abbiamo potuto vedere e identificare pochi partecipanti dall’Africa.
Più o meno una cinquantina di persone in tutto. Ci si aspettava che dall’Africa ci fosse più partecipazione
proprio perché l’edizione precedente è stata celebrata proprio là in Kenya, in Africa.
Probabilmente la crisi finanziaria sta già facendo sentire i suoi effetti anche alle organizzazioni che di solito
mandavano rappresentanti dalle varie nazioni africane a parteciparvi per poi essere agenti di diffusione del
messaggio e dell’evento. Una mancanza evidente anche e soprattutto per quegli importanti networks che i
forums danno l’opportunità di creare e che vanno ben oltre i pochi giorni della manifestazione. Forse anche
poca attenzione alle positività che può offrire la partecipazione a questi eventi mondiali per uscire fuori dal
proprio nazionalismo, isolamento e attaccamento al proprio orticello.
È una grande sfida quella dell’Africa sociale, politica e religiosa che abbiamo soltanto sfiorato con il primo
forum mondiale. Abbiamo bisogno di dare tempo, energie, creatività e incoraggiamento al continente nero.
Dobbiamo crederci. Il rigenerare l’Africa con l’Africa stessa passa anche attraverso il movimento mondiale
che ora deve fare sempre più passi verso questo continente ancora in difficoltà.
Far emergere dovunque la società civile che insieme alle chiese e alle religioni presenti in questo stupendo
continente possono davvero ridonarle vita, giustizia, pace e solidarietà. Una politica ed economia nuova e attenta
alle classi povere ed emarginate richiede anche una educazione e preparazione etica, umana e religiosa
della società che non si può prendere a prestito da altri continenti in questo contesto storico così di basso
livello mondiale.
Ma bisogna provarci e con grande pazienza dar credito ad un continente dimenticato come l’Africa. Con
creatività e semplicità può uscire una forza nuova e un nuovo modo di concepire la vita,le relazioni e il futuro
per il mondo intero. C’è bisogno di tante convergenze per riuscirci e il movimento mondiale sociale è uno dei
veicoli importanti per poterla far emergere.
Si diceva che molto probabilmente il prossimo forum sociale mondiale del 2011 sarà ancora in Africa!! Sarà
vero?? Saremo pronti ad affrontare di nuovo questo importante evento per la società civile mondiale e continentale?
Speriamo…intanto prepariamoci! Nel frattempo nel continente stanno facendo le prove generali
per i Mondiali di Calcio del 2010 in Sudafrica. Tutt’un’altra cosa…proprio nella logica capitalista…! Ma pur
sempre un’affermative action per questo continente sempre ai confini della storia mondiale.

p. Daniele Moschetti
Missionario Comboniano




*** da ricordare ***

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