Lettera Rete Quarrata luglio-agosto 2013

Carissima, carissimo,

la Carovana dello ius migrandi e il festival della Libera Circolazione, a cui la Rete Nazionale ha dato una convinta adesione, dopo aver “solcato” l’Italia, (10-20  luglio da Bolzano a Matera, attraverso varie città) lasciando semi e incontrando esperienze meravigliose. In particolare vorrei ricordare, non per ordine di importanza, ma per l’incontro tra le genti d’Italia e i migranti della provincia, quello di Sorrivoli (FC). Dove le musiche dei tamburi dei popoli nativi africani presenti ci hanno accolto, mentre i nostri fratelli musulmani sono saliti al castello (di Sorrivoli) per condividere con noi la loro notte del Ramadan, mangiando insieme. Tutti, a seguire ci hanno comunicato le loro speranze, le loro angoscie.

La ministra Kyenge, presente, oltre a manifestare la felicità per l’incontro, ha evidenziato l’importanza di creare orizzonti più vasti, di prendere parte all’elaborazione di un progetto d’integrazione che risponda al sogno di essere riconosciuti nella società attraverso una nuova legge  che riconosca il diritto alla cittadinanza, che promuova a una vera partecipazione,  per il superamento dell’ingiustizie, di porre fine allo sfruttamento del lavoro nero a cui sono sottoposti gli emigrati. Che ha sottolineato che la politica non può limitarsi all’assistenzialismo, al “pane”, finendo per delegittimare le giuste rivendicazioni politiche, quelle per un Paese  politicamente democratico, socialmente solidale, economicamente giusto, culturalmente plurale, regionalmente diversificato e religiosamente ecumenico. Infine ha ricordato l’importanza e la forza della visita di papa Francesco a Lampedusa, da cui vorrei partire per porci alcuni interrogativi.
Una sosta breve ma intensa, (come ha usato dire durante tutta la carovana, ad ogni testimonianza, una nostra carovaniera) un forte grido di espiazione e di pianto per il male verso questi fratelli, doppiamente sventurati, simbolo dei poveri di tutto il mondo, che fuggendo verso mete ritenute di benessere e di pace, trovano la morte e il dolore nell’indifferenza di tutti.
Ha colpito l’insistenza di papa Francesco verso questo male oscuro che attanaglia tutti: l’indifferenza che é peggio dell’odio. Perchè l’odio si può in qualche modo individuarlo e combatterlo, l’indifferenza no, perché si insinua nelle pieghe profonde dell’anima, perché é il cancro invisibile che rode e uccide, prima che sia possibile intravvederlo. Indifferenza globalizzata, così l’ha chiamata il papa, perché diffusa ad ogni latitudine e in ogni tempo: l’indifferenza anestetizza il cuore.
Penso ai vagoni della morte che partivano per i campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale, di fronte alla brutale repressione della dittatura della sua Argentina che ha fatto sparire nel nulla alcune centinaia di migliaia di inermi cittadini, cancellando un’intera generazione di giovani.
Ancora oggi queste tragedie disumane continuano, penso al Rwuanda, e attualmente alla Somalia,alla Siria,  nonostante le democrazie diffuse, nonostante l’ONU e i suoi proclami sui diritti umani, nonostante il rapido sviluppo delle comunicazioni massmediali, che ci restituiscono in tempo reale notizie e immagini sconvolgenti. Eppure continuiamo a trascinare le nostre vite, pensando che é sempre responsabilità di un altro.
Di fronte al grido di Dio, dopo l’assassinio di Abele: “Caino dov’é tuo fratello?”, grido che ancora risuona in ogni parte del mondo, non c’é alternativa al pentimento, alla presa d’atto della propria, specifica responsabilità, al pianto.
Ha sorpreso questo riferimento al piangere e alla accorata considerazione che forse nessuno piange più per questa sofferenza e le tante morti, perché tutti ripiegati sul proprio io e volti alla soddisfazione dei propri desideri.
Eppure ha ragione il papa: bisogna reimparare a piangere ad esprimersi in modo concreto, immediato e non simbolico che qualcosa di prezioso, la commozione verso l’altro, si é persa, come si è smarrito il peso del dramma che queste tragedie comportano.
L’assolata terra di Sicilia, isola di tante contraddizioni, capace di essere accogliente e al contempo zona franca in cui è fiorito e rimane forte il crimine organizzato mafioso, non può non piangere il fallimento di ciò che é umano in noi e che si é inabissato in fondo al suo mare, come i corpi sventurati dei ventimila che volevano avvicinarsi alle sue coste.  Papa Francesco ha dato una grande testimonianza a tutto il mondo, concludendo la sua visita, parlando ai fratelli musulmani, ha ricordato loro che la Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa. Li ha poi salutato con: O’scià, il saluto tipico dei lampedusani che significa: “tu sei il mio fiato, il mio respiro”, come dice una madre al proprio figlio.
Termino con un interrogativo ben conosciuto dal nostro governo e dai governi precedenti. Prendere un aereo dal Marocco, dalla Tunisia ecc, può costare al massimo qualche centinaia di euro, perché continuare ad alimentare un traffico illegale di uomini, donne e bambini a costi che vanno da un minimo di 5.000 a 12.000€? Un governo che alimenta l’illegalità, non é degno di essere considerato un  Governo!
Le manifestazioni di strada in Brasile sono lo spauracchio di analisti e politici. Dirigenti di partito e sindacalisti, si chiedono perplessi chi li sta guidando? Guardano confusi ed indispettiti le recenti manifestazioni di strada. Con la stessa domanda invidiosa che la sinistra storica brasiliana si faceva quando nacque il PT (Partito dei Lavoratori) nel 1980: ci siamo già noi a difendere i lavoratori, cosa vogliono questi?
Il messaggio che oggi viene dalla strada è semplice: i nostri governi si sono scollati dalla base sociale, la società politica ha divorziato dalla società civile.
La società politica era convinta di rappresentare il popolo e teneva sotto controllo i movimenti di protesta. Il governo non ha creato un vero e serio “legame” con i movimenti sociali, come invece hanno fatto prima Evo Morales in Bolivia e Correia in Ecuador, rinnovando le Costituzioni, introducendo il “buon vivere” come base su cui organizzare la  vita dei propri cittadini. Neanche l’intelligence brasiliano, ha potuto prevedere lo tsunami popolare che ha invaso le strade del Brasile durante la Coppa, si supponeva, erroneamente, perchè troppo, troppo distanti dalla gente, che tutti fossero concentrati sul calcio. Il governo reagisce inventando la storiella che senza partiuti non c’è politica né democrazia. Sin dalla scuola media però tutti sappiamo che la democrazia nacque in Grecia molti secoli prima dell’era cristiana e ancor prima che i partiti politici facessero la loro apparizione. Oggi la maggior parte dei partiti nega la democrazia impedendo un governo popolare, fatto con il popolo, non con il voto! Non basta pretendere di governare per il popolo per considerarsi democratico. La gente per le strade pretende nuovi meccanismi di partecipazione democratica, in quanto non crede più nei partiti.
Ecco dunque il messaggio che viene dalla strada: democrazia partecipativa non soltanto delegativa, quindi un governo popolare, fatto dalla gente per la gente. Questa non é un’utopia fintanto che non si considera il pluripartitismo un modello perpetuo e non si ammette che il regime democratico può e deve arricchirsi di nuove forme di partecipazione popolare nelle sfere del potere.
Mi viene immediatamente in mente alla situazione politica italiana per capire come siamo lontani, il Brasile dista 10.000 km dall’Italia, ma vicini per non dire uguali in rapporto alla “politica” così mal governata dai nostri partiti.
Nonostante 10 anni di governo del partito dei lavoratori (PT) abbiano migliorato le condizioni sociali ed economiche del Brasile, -sono usciti dalla povertà 40milioni di poveri- il popolo non ha visto soddisfatta la sua sete di educazione, cultura, salute e partecipazione politica. Mentre i ricchi, i banchieri, le multinazionali, hanno moltiplicato i loro guadagni, arricchendosi sproporzionatamente.
Un uomo, di cui ricordo il nome, una volta disse: la donna e l’uomo non vivono di solo pane!
Antonio

20a Marcia per la Giustizia Agliana – Quarrata Sabato 14 settembre 2013

“Diritti per tutti”

saranno presenti:

Cecile KYENGE, ministra dell’Integrazione
Luigi CIOTTI, Gruppo Abele, Libera
Antonietta POTENTE, suora domenicana
Gherardo COLOMBO, presidente Garzanti Libri
Benedetta TOBAGI, giornalista
Wuer KAIXI, leader protesta piazza Tienanmen del 1989

Note organizzative: Ritrovo ore 18,00 ad Agliana, Piazza Gramsci – Arrivo a Quarrata – Piazza Risorgimento ore 21. Per informazioni: Tel. 0573-750539; 339-5910178
E-Mail:  rete@rrrquarrata.it – casasolidarieta@rrrquarrata.it –  www.rrrquarrata.it
Alle ore 17 è prevista la partenza da Quarrata di un autobus per Agliana al fine di portare i partecipanti che desiderano lasciare la macchina a Quarrata.
Al termine della Marcia i bus navetta provvederanno a riportare ad Agliana i partecipanti
Chi è provvisto di sacco a pelo sarà ospitato presso il Palazzetto dello Sport di Quarrata g.c.

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