Nessun salvacondotto a Berlusconi, solo la Legge - di Paolo Farinella, prete
18/11/10 11:56 Categoria Opinioni
In questo modo, Berlusconi ha raggiunto il suo obiettivo, il solo per cui è entrato in politica: salvarsi dal carcere e salvare le sue aziende, cioè i suoi delittuosi guadagni. Non deve fare nemmeno lo sforzo di una legge apposita, perché «la grande ammucchiata» da sinistra e da destra che sono ben felici di attribuire questa «porcata» alla sinistra gli faranno il regalo di Natale che più desidera: essere impunito per oggi, per domani e per sempre.
Se il Pd e chiunque altro che fino ad oggi si è battuto per la sopravvivenza dello Stato di Diritto, credono di essere furbi, è meglio che recedano e non si lascino nemmeno tentare da una simile ignobile e ributtante ipotesi. Noi non possiamo accettarlo. Noi non possiamo tollerarlo. Noi ci opporremo con la forza della nostra onestà e con lo spessore della nostra dignità con le quali abbiamo combattuto una battaglia impari, mentre deputati e senatori cincischiavano tra loro camarille e interessi e riscuotendo alla fine di ogni santo mese un lauto compenso non inferiore a € 20.000,00, mentre noi pagavamo di tasca nostra ogni iniziativa e ogni trasferta.
Berlusconi deve andarsene perché ha fatto fallire il Paese e perché ha fallito anche il suo programma che partiva dai suoi interessi personali e finiva ai suoi interessi personali. Qualunque salvacondotto non è solo illecito, ma è indegno e immorale e nessuno si azzardi a pensarlo perché si troverà contro un muro di onestà e una diga di indignazione che li travolgerà tutti quanti. Se vogliono sfidare l’ira degli onesti lo facciano, ma sappiano che ne pagheranno le conseguenze amaramente. Berlusconi deve semplicemente essere processato, e se è colpevole, deve essere condannato: nessun salvacondotto di transizione o per qualsiasi altro motivo è lecito e tollerabile. Il principio semplice e trasparente della innocenza/assoluzione e colpevole/condannato deve restare integro e nessuno lo può stravolgere, nemmeno per mandare via Berlusconi «prima del tempo» e nemmeno per paura che egli voglia fare la politica del «muoia Sansone con tutti i Filistei».
Nemmeno in politica il fine giustifica i mezzi. Lo dovrebbero sapere i signori cardinali che hanno tenuto bordone a un individuo ripugnante moralmente, insano politicamente e riprovevole socialmente. Lo sanno anche i figliocci dei cardinali che bevono acqua benedetta dalla mattina alla sera, baciano pile con devozione e poi fanno affari illeciti e immorali: «le loro mani grondano sangue» e nessuna acqua benedetta o rancida li potrà mai lavare. Nessuno si azzardi a salvare Berlusconi per facilitarne l’uscita perché un salvacondotto «per breviorem», potrebbe essere un’arma nelle sue mani per rientrare alla prima occasione che, immorale come è, non esiterà a creare o a farla succedere. I suoi manutengoli, infatti, sono a sua immagine e somiglianza: complici in corruzione e manomissione di verità.
Una volta ottenuto il salvacondotto «tombale», chi potrà impedirgli di ritornare in gioco e aspirare alla presidenza della Repubblica? Chi è così stupido da fidarsi degli uomini e donne (queste poi!) di destra? Chi garantisce che non sia una trappola? L’unico che ne beneficia è Berlusconi. Possibile che la bicamerale di D’Alema non abbia insegnato nulla e che questi ultimi sedici anni siano passati invano? Se qualcuno si assume il compito di salvare Berlusconi dai processi a cui deve soggiacere in forza del primo comma dell’articolo 3 della Costituzione, si assume l’onere della vergogna e della gogna e porterà il peso morale e politico di avere minato dalle fondamenta l’architrave della Costituzione suprema di una Repubblica decente: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge». Tolto questo architrave, tutto l’impianto non è che una manciata di macerie: la Pompei del Diritto.
«Quod non fecererunt barbari, fecerunt Barberini» sentenziarono i Romani contro Urbano VIII che, tra gli scempi edilizi e le malefatte indicibili, nel 1625 fece fondere i bronzi antichi del Pantheon per fare i cannoni di Castel Sant’Angelo. Spero e prego che nessun altro «Barberino» voglia fondere la decenza democratica e la sovranità del Diritto e farne un cannone di inciviltà da mettere nelle mani di un delinquente, di un ladro, di un evasore, di un corrotto, di un corruttore, di un mafioso, di un immorale come Silvio Berlusconi.
La corruzione del berlusconismo è arrivata così in profondità da inquinare anche le falde profonde della vita democratica: se anche la sinistra simil-pelle arriva a pensare di aggirare la Legge per salvare un delinquente potente, è segno che questo Paese non può più salvarsi, ma avrà bisogno di una batosta epocale che azzeri tutto e faccia ripartire su basi nuove che sono quelle antiche: la Costituzione Italiana e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dell’Onu. Il Pd e gli illusi illusionisti di turno sono avvertiti. Le prossime elezioni potrebbero essere uno tzunami che, per loro, salvatori di Berlusconi motu proprio, sarà senza ciambella di salvataggio.
Genova 13 novembre 2010
Paolo Farinella, prete
Se il Pd e chiunque altro che fino ad oggi si è battuto per la sopravvivenza dello Stato di Diritto, credono di essere furbi, è meglio che recedano e non si lascino nemmeno tentare da una simile ignobile e ributtante ipotesi. Noi non possiamo accettarlo. Noi non possiamo tollerarlo. Noi ci opporremo con la forza della nostra onestà e con lo spessore della nostra dignità con le quali abbiamo combattuto una battaglia impari, mentre deputati e senatori cincischiavano tra loro camarille e interessi e riscuotendo alla fine di ogni santo mese un lauto compenso non inferiore a € 20.000,00, mentre noi pagavamo di tasca nostra ogni iniziativa e ogni trasferta.
Berlusconi deve andarsene perché ha fatto fallire il Paese e perché ha fallito anche il suo programma che partiva dai suoi interessi personali e finiva ai suoi interessi personali. Qualunque salvacondotto non è solo illecito, ma è indegno e immorale e nessuno si azzardi a pensarlo perché si troverà contro un muro di onestà e una diga di indignazione che li travolgerà tutti quanti. Se vogliono sfidare l’ira degli onesti lo facciano, ma sappiano che ne pagheranno le conseguenze amaramente. Berlusconi deve semplicemente essere processato, e se è colpevole, deve essere condannato: nessun salvacondotto di transizione o per qualsiasi altro motivo è lecito e tollerabile. Il principio semplice e trasparente della innocenza/assoluzione e colpevole/condannato deve restare integro e nessuno lo può stravolgere, nemmeno per mandare via Berlusconi «prima del tempo» e nemmeno per paura che egli voglia fare la politica del «muoia Sansone con tutti i Filistei».
Nemmeno in politica il fine giustifica i mezzi. Lo dovrebbero sapere i signori cardinali che hanno tenuto bordone a un individuo ripugnante moralmente, insano politicamente e riprovevole socialmente. Lo sanno anche i figliocci dei cardinali che bevono acqua benedetta dalla mattina alla sera, baciano pile con devozione e poi fanno affari illeciti e immorali: «le loro mani grondano sangue» e nessuna acqua benedetta o rancida li potrà mai lavare. Nessuno si azzardi a salvare Berlusconi per facilitarne l’uscita perché un salvacondotto «per breviorem», potrebbe essere un’arma nelle sue mani per rientrare alla prima occasione che, immorale come è, non esiterà a creare o a farla succedere. I suoi manutengoli, infatti, sono a sua immagine e somiglianza: complici in corruzione e manomissione di verità.
Una volta ottenuto il salvacondotto «tombale», chi potrà impedirgli di ritornare in gioco e aspirare alla presidenza della Repubblica? Chi è così stupido da fidarsi degli uomini e donne (queste poi!) di destra? Chi garantisce che non sia una trappola? L’unico che ne beneficia è Berlusconi. Possibile che la bicamerale di D’Alema non abbia insegnato nulla e che questi ultimi sedici anni siano passati invano? Se qualcuno si assume il compito di salvare Berlusconi dai processi a cui deve soggiacere in forza del primo comma dell’articolo 3 della Costituzione, si assume l’onere della vergogna e della gogna e porterà il peso morale e politico di avere minato dalle fondamenta l’architrave della Costituzione suprema di una Repubblica decente: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge». Tolto questo architrave, tutto l’impianto non è che una manciata di macerie: la Pompei del Diritto.
«Quod non fecererunt barbari, fecerunt Barberini» sentenziarono i Romani contro Urbano VIII che, tra gli scempi edilizi e le malefatte indicibili, nel 1625 fece fondere i bronzi antichi del Pantheon per fare i cannoni di Castel Sant’Angelo. Spero e prego che nessun altro «Barberino» voglia fondere la decenza democratica e la sovranità del Diritto e farne un cannone di inciviltà da mettere nelle mani di un delinquente, di un ladro, di un evasore, di un corrotto, di un corruttore, di un mafioso, di un immorale come Silvio Berlusconi.
La corruzione del berlusconismo è arrivata così in profondità da inquinare anche le falde profonde della vita democratica: se anche la sinistra simil-pelle arriva a pensare di aggirare la Legge per salvare un delinquente potente, è segno che questo Paese non può più salvarsi, ma avrà bisogno di una batosta epocale che azzeri tutto e faccia ripartire su basi nuove che sono quelle antiche: la Costituzione Italiana e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dell’Onu. Il Pd e gli illusi illusionisti di turno sono avvertiti. Le prossime elezioni potrebbero essere uno tzunami che, per loro, salvatori di Berlusconi motu proprio, sarà senza ciambella di salvataggio.
Genova 13 novembre 2010
Paolo Farinella, prete