Le lavoratrici OMSA invitano al boicottaggio

Un invito triste e amaro

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, boicottando i marchi

- Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna
- Hue Uomo -Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella 


e sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna.

Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l'aiuto quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.

Nessun salvacondotto a Berlusconi, solo la Legge - di Paolo Farinella, prete

Genova, 13 novembre 2010 – Scorrendo i giornali sembra ventilarsi una ipotesi che se fosse vera, ma credo che la «grande ammucchiata» l’abbia già deciso, sarebbe la negazione di vent’anni di lotta contro il berlusconismo e la morte definitiva del concetto stesso di «Diritto». Se il Pd sta a questo gioco perverso e a questa soluzione tragica, è meglio che vada a ibernarsi al polo nord.
L’ipotesi è: per convincere Berlusconi a farsi da parte e a rassegnare le dimissioni per permettere alla destra berlusconista  e finiana di fare un nuovo governo con un programma di destra, appoggiato dagli stessi berlusconisti (con Berlusocni dietro le quinte), gli si confeziona un salvacondotto definitivo, per cui anche se non è più presidente del consiglio «si slava dai tribunali» e se ne può andare a spasso come se niente fosse stato. Berlusconi, imputato di reati gravissimi commessi da cittadino senza incarichi politici, è assolto dalla politica, buttando al macero codici di procedura, sentenze della Corte e la stessa carta straccia della Costituzione.
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Bagnasco apre la cattedrale, ma per gli operai non c’è spazio - di Paolo Farinella, prete

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) domenica 14 novembre 2010, p. XXII]
 
Il cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo di Genova ha avuto una bella idea con l’iniziativa «Cattedrale Aperta», un programma di tre incontri a cavallo di due anni (autunno-inverno) con i quali si raggiungono due obiettivi di sicuro: aprire la Cattedrale di sera, riempiendola con un migliaio di persone (cosa non facile a Genova) e fare riflettere su temi discussi e non banali (Esistenza di Dio e le questioni inerenti, Etica, Laicità, Libertà e Verità ) che attirano uomini e donne del nostro tempo, asfittico e superficiale. L’idea in verità non è nuova perché da oltre 20 anni a Milano il cardinale Carlo Maria Martini aveva istituito la «Cattedra dei non credenti» dalla quale ci confrontavano modi diversi di intendere, di riflettere e di vivere: il credente e l’ateo, l’etica cristiana e quella laica, ecc.). A Milano vi era confronto, ricerca per capire, spazio per i dubbi. A Genova no. Vediamo perché.
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Lasciare la CISL, a malincuore, per l'unità sindacale

È una lettera, questa, che non avremmo mai voluto scrivere e che abbiamo rimandato infatti di molto.
A lungo abbiamo sperato, auspicato, sollecitato in favore di una ritrovata unità sindacale che permettesse di recuperare – lo diciamo con recenti parole di quel grande padre del sindacato CISL che è stato Pierre Carniti – “non dico l’unità organica, ma almeno le ragioni di una unità d’azione sui grandi problemi, dai redditi alla disoccupazione”.
Questa ci sembrava il cammino da percorrere per fronteggiare una situazione estremamente complessa sotto gli occhi di tutti: una trasformazione del mercato mondiale che mette radicalmente in crisi il potere negoziale dei sindacati; nuovi assetti economici che colpiscono duramente i lavoratori di tutto il mondo; una anomalia politica ormai ventennale che caratterizza il nostro paese; una scelta miope di tagli indiscriminati che penalizza la scuola pubblica come mai prima d’ora nella storia della Repubblica.
Si è scelta da parte della CISL una strada diversa, la strada delle “dieci, cento, mille Pomigliano” che marca distanze abissali tra le differenti confederazioni; si è percorsa la strada della contrattazione sempre e comunque, anche in presenza di un governo come quello attuale che ha stravolto la necessità di azioni e provvedimenti per il paese in decisioni autoreferenziali a tutela di pochi quando non di uno solo.
È una strada che ha un alto costo non solo sociale ed economico ma anche antropologico ed etico, che implica una lontananza dai bisogni reali delle persone, l’aver assorbito una concezione della politica da farsi “sopra la testa” dei propri iscritti, in accordi tenuti volutamente separati e oscuri alla massa degli stessi aderenti al sindacato, cioè a coloro dai quali deriva la ragione e il mandato di rappresentanza.
È una strada che porta alla costruzione di una “casta” di privilegiati, come si usa dire con espressione inflazionata ma, ahimè, efficace. Non più la tradizionale ma significativa “politica come servizio”, ma un “servirsi della politica” per le proprie piccole carriere: dispiace accorgersi che, accanto a splendidi e fedeli esempi di volontariato, negli ultimi anni sempre più spesso questa sia stata una strada percorsa anche all’interno della CISL locale.
Quel po’ di ideali cristiani e sociali che ancora conserviamo dalla nostra giovinezza e che ci hanno fatto accedere alla CISL ora ci spingono a lasciarla, soprattutto per dire “così non va, non ci sembra questa la strada da percorrere”.
Le battaglie si fanno dal di dentro, ci siamo sentiti ripetere nel corso degli ultimi anni in relazione alle concertazioni sempre più impotenti nei confronti dell’attuale compagine governativa.
Concordiamo finché l’interlocutore è disposto ad ascoltare la nostra voce, ma quando questa continua a rimanere inascoltata fino alla implicita irrisione di istanze e richiami autorevolissimi – ci riferiamo per esempio ai recenti moniti sulla emergenza scolastica levatisi dal capo dello stato e da altissime figure religiose e culturali – sembra più dignitosa una protesta condivisa magari capace di recuperare la via interrotta dell’unità. Almeno, come ricorda Carniti, sui grandi temi e problemi del paese. Come l’educazione e la scuola.

Paola Bellandi
Stefano Bindi
Anna Capecchi
Mariangela Maraviglia
Patrizia Menichi
Romilda Saetta

Sfide per Dilma Rousseff, di Leonardo Boff

Celebriamo con allegria la vittoria di Dilma Rousseff. E non possiamo non essere soddisfatti anche per la sconfitta di  José Serra che non ha meritato di vincere queste elezioni, dato il livello indecente della sua campagna (anche se  eccessi ci sono stati da entrambe le parti). I vescovi conservatori che, contro la CNBB, si sono posti fuori dal gioco democratico e hanno manipolato la questione della depenalizzazione dell'aborto, mobilitando perfino il Papa a Roma, così come i pastori evangelici rabbiosamente faziosi, sono rimasti delusi.
Dopo i festeggiamenti, è necessaria una riflessione pacata su cosa potrà essere il governo di Dilma Rousseff.
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I movimenti popolari e la vittoria di Dilma, di Pedro Carrano

Quale deve essere l’atteggiamento del movimento popolare e  sindacale e quali le questioni centrali da affrontare nel governo di Dilma, appena eletta presidente del paese? L’offensiva conservatrice che ha segnato le elezioni del 2010, le rivendicazioni di classe non realizzate durante il governo Lula e la base economica lasciata dall’attuale governo sono alcuni dei punti di partenza per le lotte dei movimenti sociali, secondo i loro leader.
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Cena di sostegno alla Cooperativa Integra

Il presidente buono del bonga-bonga, di Paolo Farinella, prete

Genova 29 ottobre 2010
 
Al presidente del consiglio dei ministri
Palazzo Chigi - Ufficio Bonga-bonga
00100 Roma
 Signor presidente
Venuto a sapere del suo sconfinato cuore mi rivolgo a lei per avere un aiuto che certamente non mi negherà. Nella conferenza stampa del 28 ottobre 2010, lei ha detto testualmente: «Sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto», riferendosi a Karima Keyek, in arte Ruby, una marocchina, minorenne e accusata di furto e di non sappiamo ancora cos’altro. Lei ha telefonato o fatto telefonare alla questura e subito come d’incanto tutte le accuse sono cadute e la pulzella minorenne e marocchina è stata rilasciata, accompagnata dall’avvocato Luca Giuliante legale di Lele Mora e di Formigoni Roberto. Quando si dice che Dio li fa e loro si accoppiano per attrazione.
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