Colombia violenta per i sindacalisti
14/06/09 01:06 Categoria Notizie
Per la “Confederazione Sindacale Internazionale”, che ha appena pubblicato il rapporto 2009 sulla situazione dei diritti sindacali nel mondo, addirittura i due terzi dei sindacalisti che vengono assassinati nel mondo perdono la vita in Colombia nell’indifferenza totale se non nella complicità del governo verso tali crimini.
Nel corso del 2008 ben 49 dei 76 sindacalisti uccisi sono morti in Colombia. Se il numero di 76 è un totale in calo rispetto ai 91 del 2007, i morti nel paese latinoamericano sono però aumentati di dieci unità. Quindi nel mondo muoiono meno sindacalisti ma molti di più ne muoiono nel paese di Álvaro Uribe dove è in corso una vera guerra al lavoro che non ha paragone al mondo e dove l’uccisione dei rappresentanti sindacali sembra essere considerata dalle imprese come una normale maniera di risolvere i conflitti.
Dopo i 49 della Colombia nove sindacalisti sono stati uccisi in Guatemala, quattro nelle Filippine e in Venezuela, tre in Honduras, due in Nepal. I morti degli ultimi due anni non fanno che consolidare il dramma colombiano. Appena pochi giorni fa il Sindacato Spagnolo delle Comisiones Obreras aveva denunciato come solo nell’era Uribe fosse arrivato a 588 il numero dei sindacalisti uccisi, 17 dei quali nei primi quattro mesi del 2009. Per le Comisiones Obreras sono dati che smentiscono sia il presidente Uribe sia il suo governo sul progressivo calo della violenza nel paese. Anche la Federación Internacional de Derechos Humanos (FIDH) si è associata nella preoccupazione “molto seria per la sicurezza personale di tutti i dirigenti sindacali” e ha chiesto espressamente al presidente Uribe dichiarazioni pubbliche di condanna contro i crimini commessi verso i sindacalisti.
Fino ad oggi da Palazzo de Nariño a Bogotà non è arrivata alcuna risposta.
*fonte www.gennarocarotenuto.it*
Nel corso del 2008 ben 49 dei 76 sindacalisti uccisi sono morti in Colombia. Se il numero di 76 è un totale in calo rispetto ai 91 del 2007, i morti nel paese latinoamericano sono però aumentati di dieci unità. Quindi nel mondo muoiono meno sindacalisti ma molti di più ne muoiono nel paese di Álvaro Uribe dove è in corso una vera guerra al lavoro che non ha paragone al mondo e dove l’uccisione dei rappresentanti sindacali sembra essere considerata dalle imprese come una normale maniera di risolvere i conflitti.
Dopo i 49 della Colombia nove sindacalisti sono stati uccisi in Guatemala, quattro nelle Filippine e in Venezuela, tre in Honduras, due in Nepal. I morti degli ultimi due anni non fanno che consolidare il dramma colombiano. Appena pochi giorni fa il Sindacato Spagnolo delle Comisiones Obreras aveva denunciato come solo nell’era Uribe fosse arrivato a 588 il numero dei sindacalisti uccisi, 17 dei quali nei primi quattro mesi del 2009. Per le Comisiones Obreras sono dati che smentiscono sia il presidente Uribe sia il suo governo sul progressivo calo della violenza nel paese. Anche la Federación Internacional de Derechos Humanos (FIDH) si è associata nella preoccupazione “molto seria per la sicurezza personale di tutti i dirigenti sindacali” e ha chiesto espressamente al presidente Uribe dichiarazioni pubbliche di condanna contro i crimini commessi verso i sindacalisti.
Fino ad oggi da Palazzo de Nariño a Bogotà non è arrivata alcuna risposta.
*fonte www.gennarocarotenuto.it*